Tredici morti in 40 giorni Messner: colpa dell’uomo

Scalatori professionisti. Scalatori dilettanti. Scalatori dilettanti che si sentono professionisti. Scalatori professionisti che - in realtà - sono dilettanti. Per tutti valgono le parole di un alpinista vero, Reinhold Messner: «Sostenere che la montagna non è pericolosa è da perfetti imbecilli. Della montagna, al contrario, bisogna avere paura perché la montagna è (e sarà sempre) pericolosa. Sfidarla senza la dovuta preparazione significa andare incontro a morte sicura».
Messner è rabbioso dinanzi a chi parla di «montagna killer»: «Se in poche ore cinque alpinisti sono morti, l’“assassino” non è certo la montagna; il vero “killer” è invece una certa mentalità: quella secondo la quale, grazie alla tecnologia, la montagna è diventata alla portata di tutti». Un errore enorme, perché la montagna non è addomesticabile con un semplice navigatore satellitare o con una attrezzatura a base di materiali hi-tech.
Il grande equivoco nasce proprio da questo, dal proliferare delle «scuole» che, in quattro e quattr’otto, danno l’illusione di trasformare un ragioniere in un grande rocciatore. Poi - quando ci si trova a tu per tu con ghiaccio, freddo, buio e crepacci - è troppo tardi. E così sempre più «alpinisti della domenica» ci lasciano la pelle. L’ultimo bollettino è un monumento all’incoscienza umana: 13 morti in 40 giorni.
«La dinamica di alcuni di questi incidenti è sintomatica dell’impreparazione di tante persone che vanno in montagna come se andassero al Luna park - spiega al Giornale la guida alpina, Romeo Sibilani -. È accaduto di registrare situazioni paradossali, come quelle di gruppi che procedevano in cordata legati gli uni agli altri senza che la corda fosse ancorata a nessun solido appiglio. In queste condizioni è ovvio che, se scivola uno, anche gli altri finiranno con il precipitare nel vuoto. È la riprova che, a volte, chi si spaccia per scalatore non conosce neppure l’abc dell’alpinismo».
Nel 2007 sono stati 37 i morti lungo i 4.810 metri del Bianco, mentre nel 2008 sono stati superati i 50. Il 2009 non poteva cominciare peggio: dopo la tragedia sul versante francese del Monte Bianco, in cui due giorni fa hanno perso la vita quattro alpinisti piemontesi, ieri si è registrata un’altra vittima, stavolta sul Gran Sasso, in Abruzzo.
È andata meglio ai due alpinisti che l’altroieri sul monte Bove, nella catena dei Sibillini, nelle Marche, sono rimasti bloccati in parete per aver sbagliato la discesa. «Sbagliato la discesa», capito? In altre parole questi «alpinisti» non avevano idea di dove si trovavano.

«Gli escursionisti sono in ottime condizioni fisiche e psicologiche», raccontano i soccorritori. Speriamo che le «ottime condizioni psicologiche» spingano i sopravvissuti ad attaccare gli scarponi al chiodo.
Possibilmente quello della parete di casa.

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