Tremila milioni per farla somigliare a Parigi

Il villaggio olimpico, costruito sull’area dei vecchi mercati generali, è una piccola Défense

Alessandro Parini

da Torino

Una città diversa. Così sarà Torino una volta terminate le Olimpiadi. La prima capitale d’Italia - secondo l’ultimo rapporto Censis, «la città italiana che nel 2005 si è messa in gioco con più determinazione» - ha un trucco tutto nuovo (3.400 milioni di euro tra investimenti pubblici e privati). Non avrebbe potuto essere diversamente, per accogliere nel migliore dei modi le migliaia di appassionati, tifosi e addetti ai lavori che pian piano stanno prendendo possesso delle loro postazioni. Non sono mancate né polemiche (la più assurda? I litigi tra le varie forze politiche sui colori dei drappi che hanno addobbato città e montagne: qui rossi, là azzurri) né inconvenienti: venerdì però si parte e, di sicuro, la città riceverà in eredità strutture prima fatiscenti, inutilizzate o proprio inesistenti. Un nuovo simbolo, anche: un arco alto 69 metri e lungo 55, con quasi 400 metri di passerella, che durante i Giochi permetterà agli atleti di scavalcare la ferrovia spostandosi dal loro villaggio agli impianti di gara del distretto olimpico. Un arco che dipinge un arcobaleno rosso, simbolo della modernizzazione urbana e dell’internazionalizzazione di Torino. Le 470 tonnellate d'acciaio utilizzate per realizzarlo danno al panorama torinese un aspetto simile a quello che il Millennium Bridge disegna a Londra o che i famosi ponti americani tracciano sulle loro metropoli.
Come detto, l’arco collega il (coloratissimo) villaggio olimpico con gli impianti di gara del ghiaccio. La creazione dello stesso villaggio olimpico cittadino ha permesso il riutilizzo della vecchia area riservata ai Mercati generali. Per sedici giorni, 39 nuove palazzine saranno la casa di 2.600 persone tra atleti e rappresentanti della famiglia olimpica. Qui in pratica, nella zona sud di Torino, pulserà il cuore delle Olimpiadi. Per riportare all’onore del mondo l’intera area, 800 operai hanno lavorato senza sosta per 20 mesi, costruendo attorno alle arcate storiche dei mercati generali di un tempo un nuovo quartiere. «Ricorda un po’ la Défense di Parigi», si è compiaciuto il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sottolineando l'utilizzo post-olimpico dei 100mila metri quadrati di quest’area: «Una parte sarà trasformata in edilizia residenziale, un’altra sarà occupata dagli uffici dell’Arpa e magari dall’Istituto europeo di design». Quanto basta per sostenere che i 140 milioni di euro necessari per la sua costruzione (105 finanziati dal governo e 35 dal Comune di Torino) siano stati un ottimo investimento. All’interno del villaggio gli atleti troveranno tutti i servizi di cui avranno bisogno: cucine, ristoranti, supermercati e aree per il tempo libero.
A poche centinaia di metri di distanza dal Villaggio, è stato completamente ristrutturato lo Stadio comunale, nel frattempo ribattezzato Stadio olimpico, dove si svolgeranno le cerimonie di inaugurazione e chiusura. In attesa che diventi poi Stadio Grande Torino, il new look dell’impianto voluto da Mussolini è costato (circa) 40 milioni di euro: la struttura offre 44 palchi, un’area uffici per 1.660 mq, una per l’Istituto di medicina dello sport, una commerciale e altro ancora. In occasione delle due cerimonie, la capienza sarà di 35.000 posti: quando poi ridiventerà la casa del calcio la capienza dovrebbe essere ridotta a 27-28.000 posti, anche se ci sono speranze che il tutto possa non accadere.

Per chi ha frequentato il vecchio Comunale, si tratterà di fare un tuffo nella memoria ravvivandolo con il presente: praticamente in centro città, il Comunale-Olimpico è ora inserito in una vera cittadella dello sport e dell’intrattenimento, avendo di fianco lo splendido PalaIsozaki (casa dell’hockey ghiaccio durante i Giochi) e la zona piscine rifatta a nuovo.
(1. continua)

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