Milano Tremonti «il leghista» è tornato allovile. Sei giorni fa il ministro allEconomia era salito sul palco a braccetto del senatùr Bossi per lanciare il sindaco del Carroccio alla conquista della «rossa» Bologna. E i maligni avevano marcato subito lassenza nella sfida (anche nazionale) per blindare Letizia Moratti e Milano al centrodestra. «La mia campagna elettorale è stata il decreto dello sviluppo, che mi ha occupato molto - ha rispedito al mittente laccusa di essersi impegnato poco per il Pdl - Dopo sono stato a Lussemburgo, ad Aquileia per il Papa e poi in giro per lItalia dove si vota, in Campania, Calabria, Emilia». E ieri a Milano, dove il freddo Giulio Tremonti non si è risparmiato per agganciare il voto degli indecisi prima del silenzio elettorale. Prima tappa il gazebo del Pdl in corso Lodi, semiperiferia. Strette di mano, foto, battuta al commerciante che critica lIrap, ma è una tassa sul lavoro «messa dalla sinistra e con loro sarebbe il doppio», due caffè.
La seconda tappa è Palazzo Marino che «Letizia Moratti può riconquistare al primo turno» perché «è stata un buon sindaco, ha fatto e farà bene. È una persona seria che si è impegnata per avere lExpo ed è lunica capace di portarlo avanti. Con gli altri», quel centrosinistra che candida lex parlamentare di Rifondazione Giuliano Pisapia, «rischierebbe di deragliare». Per il ministro che tiene i conti del Paese, evitare il ballottaggio è anche questione di soldi: «Sono fiducioso sul buon senso della gente. Votare due volte significa spendere il doppio e perdere tempo». Tremonti e il sindaco del Pdl sono fianco a fianco per presentare il nuovo regime fiscale agevolato che attirerà a Milano le imprese straniere e riporterà a casa quelle italiane che avevano scelto territori tax free. La Moratti anticipa che nascerà unagenzia comunale in collaborazione con il ministero per promuovere in Europa i vantaggi di investire a Milano. E si impegna a introdurre unaliquota Imu ribassata «per le nuove attività di giovani e di donne o chi li assume».
Moratti e Tremonti passeggiano in Galleria Vittorio Emanuele, prendono un caffè. «È più bello fare campagna a Napoli che a Milano» confessa il ministro. Il sindaco si gela. «La città è più bella, cè il mare, qui avete solo lIdroscalo». Nessuna polemica politica. Qualcuno gli fa notare che sotto la Madonnina si lavora più duro e la replica del ministro amico dei lumbard è ironica, «non faccia il leghista».
Non è più Expo-scettico. La Moratti dice «un grazie particolare a Tremonti» se viaggia finalmente sui binari giusti, ma il ministro non si prende i meriti, «Letizia ha detto che ho dato subito tutti i fondi per lEsposizione del 2015. Forse da subito subito no, ma poi abbiamo trovato la quadra, e questo è quello che conta. È lei che ci ha creduto fin dallinizio». Sarà la febbre elettorale, ma lentusiasmo di Tremonti per Expo ora è incontenibile, «sarà una cosa straordinaria e romperà gli schemi» assicura. «Non si tratterà solo del tema scelto, lalimentazione, ma anche di salute, faremo vedere come si vivrà e ci si curerà nei prossimi decenni». E «faremo intervenire anche unentità stellare, non italiana, ma è una sorpresa che custodiremo gelosamente. Votate Letizia e lo saprete». Levento milanese «creerà stupore nel mondo e posti di lavoro per tutto il Paese». E replica al catastrofismo di Adriano Celentano, un disco rotto riproposto due sere fa in una telefonata ad Annozero per schierarsi con Pisapia: «La Moratti e Formigoni hanno stravolto il volto della città, non è più la bella Milano di Leonardo Da Vinci». Tremonti lo avverte, «la Milano di oggi non è certo quella della via Gluck» ma «se Leonardo vedesse il piano a cui stiamo lavorando per lExpo direbbe sono ancora degli allievi ma gli piacerebbe. Porterà Milano e lItalia fuori dalla grigia banalità. Avete presente i quartieri dormitorio della Germania dellEst? Ma noi siamo politically correct». E via per un altro bagno di folla in centro. Questa volta un flûte di spumante per brindare alla vittoria al primo turno.
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