Tremonti e la riforma: «Durante il Ventennio c’era più federalismo»

Roma«Se volete dividere l’Italia non fate il federalismo fiscale, se volete che resti unita, fatelo». Il Consiglio dei ministri ha approvato la relazione sulla riforma e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha sintetizzato così le ragioni per cui è necessario attuarla. Nel documento non ci sono ancora i calcoli dei risparmi attesi («arriveranno a luglio», ha assicurato), ma si delinea il «metodo» che si seguirà e, soprattutto, si spiega perché la situazione attuale non funziona. Non solo questo. Se per le Regioni si dovrà aspettare, per quanto riguarda i Comuni i giochi sono praticamente fatti. «Si è trovata la via per avviare un processo della finanza propria dei comuni», ha spiegato il ministro delle Riforme Umberto Bossi durante la conferenza stampa a palazzo Chigi alla quale hanno partecipato anche Roberto Calderoli e Raffaele Fitto (assente il neoministro Aldo Brancher). «È un passo importante», ha aggiunto il leader leghista. Comunque, ha assicurato Tremonti entrando nel dettaglio su uno degli argomenti più spinosi del nuovo fisco federale, «la prima casa resterà esente da ogni imposta». Ci sarà la tassa unica sugli immobili: i Comuni potranno ridurre drasticamente il numero dell tasse, «17 o 24 tributi possono diventare uno solo». Nella riforma federale troverà spazio anche una novità fiscale molto attesa, la cedolare secca sugli affitti.
Per quanto riguarda le ragioni del federalismo, la relazione le sostiene facendo un elenco di quello che non va nel sistema in vigore. In sintesi: la finanza è rimasta centralizzata come negli anni Settanta mentre molte funzioni sono state decentrate. Il risultato è stato quello di una scarsa responsabilizzazione dei politici locali. «C’era più federalismo durante il fascismo», ha ironizzato Tremonti.
Il documento elenca alcune anomalie che il documento elenca: la proliferazione delle società in mano alle autonomie locali (7.0106 con un tasso di crescita del 5 per cento all’anno) e il boom di sedi estere. Poi l’incapacità di spendere i fondi per lo sviluppo del Sud: 3,6 miliardi sui 44 stanziati tra il 2007 e il 2013. «Dati impressionanti - ha commentato Tremonti -. Più arrivavano soldi, meno il Sud cresce. I soldi arrivavano nelle casse senza essere spesi».
L’autonomia è stata usata male anche sull’assistenza, se si considera che le pensioni di invalidità, con la riforma del titolo V della Costituzione, sono passate dal 3,3% al 4,7%. Il nodo principale resta la sanità. Competenza delle Regioni, ma con l’obbligo per lo Stato di ripianare i debiti «a pie’ di lista». Nel 2007 alle Regioni indebitate (Abruzzo, Campania, Molise, Sicilia) sono arrivati 12,1 miliardi di euro, ma ancora oggi la Campania non riesce a pagare gli stipendi. Il termometro dei bilanci pazzi lo danno i costi, ancora non standard, di bene e servizi pagati dai poteri locali. Il documento cita la Tac, macchina diagnostica che nel Lazio costa 1,4 milioni e in Emilia Romagna poco più di un milione.
Il Consiglio dei ministri dedicato alla riforma è caduto in una giornata clou per la manovra, con un braccio di ferro che il governo ha tenuto su due fronti: con la maggioranza e poi con le Regioni. Ha preso forma il pacchetto di emendamenti del relatore al Senato Antonio Azzollini. In particolare quello che riguarda le autonomie locali che prevede una maggiore flessibilità (da decidere con la Conferenza Stato-Regioni) a favore degli amministratori più virtuosi nell’applicare il taglio da 8,5 miliardi. Bossi ha sostenuto che tra Tremonti e le Regioni «è scoppiata la pace», ma i commenti ieri restavano tutti negativi. Drastico il governatore della Lombardia: «La pezza sovrapposta al vestito liso peggiora la situazione complessiva». In sintonia il governatore del Lazio Renata Polverini: l’emendamento «certo non aiuta». Cambiamenti in arrivo anche per i magistrati, un emendamento mitigherà i tagli.


In arrivo - dopo l’incontro tra Tremonti e il gruppo del Pdl al Senato guidato da Maurizio Gasparri - anche una nuova formulazione della parte della manovra che riguarda l’assegno di invalidità. Durante la riunione, Tremonti ha assicurato che non ci saranno tasse sulle banche, mentre per un eventuale intervento sulle assicurazioni il governo è disposto a valutare le proposte che gli venissero sottoposte.

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