Tremonti: "Riformare pensioni e welfare"

Al World Economic Forum di Davos, il ministro dell'Economia rivendica la solidità del sistema bancario italiano: "I nostri istituti non parlano inglese". Rilancia la de-tax per finanziare interventi in favore dell’Africa e avverte: "Bene la bad bank, ma a pagare non siano i contribuenti"

Tremonti: "Riformare pensioni e welfare"

Davos - Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, davanti alla platea dei top manager del World Economic Forum in corso a Davos, rivendica la solidità del sistema bancario italiano collegandola al fatto gli istituti italiani "non parlano inglese". "Le nostre banche sono abbastanza solide - ha il numero uno di via XX Settembre - perché, a parte qualche notevole eccezione, nelle nostre banche non si parla inglese". Poi, guardando al futuro del sistema Italia, il ministro ha fatto sapere che il governo deve lavorare per riformare il sistema di welfare e il sistema pensionistico.

Union bond e de-tax Tremonti conclude il suo primo intervento richiamando la necessità di un intervento comune europeo anche sul fronte delle emissioni obbligazionarie. Parla così di union bond rilanciando la proposta che già nel 2003 aveva fatto sotto la definizione di euro-bond, una decisione, spiega, "che sarebbe di carattere politico, più che economico". "Non è una novità- dice chiaramente il ministro - ma il fatto che se ne torni a parlare, e che venga studiata l’ipotesi è già importante per se stesso". Sempre a Davos, parlando di uno dei progetti che l’Italia promuoverà nel prossimo G8, Tremonti ha ipotizzato l’adozione di una de-tax (oppure a-tax) per finanziare interventi in favore dell’Africa. "L’idea l’avevo lanciata negli anni Novanta sul Corriere della sera e poi nel 2001 con un articolo pubblicato sulla prima pagina di Le Monde - l’avevamo studiata anche per l’Italia inserendola nell’articolo uno della cosiddetta legge Bossi-Fini". La proposta prevede che "una piccola parte dell’Iva, che uno paga nei negozi, venga destinata al volontariato per questo tipo di attività. In pratica, se vado a Pavia per comprare un paio di scarpe che costano 100 euro dovrò pagare 20 euro di Iva. Ma chiedendolo esplicitamente - ha spiegato il ministro al termine del suo intervento - si potrà destinare una piccola quota dell’Iva magari per finanziare un’ospedale di un paese povero e lo stato rinuncerà a questa quota di incassi. Credo che sarebbe uno strumento molto efficace e noi vorremmo proporlo al G8 per interventi a favore dell’Africa". 

Servono più regole "Il nostro sistema necessita di più regole per uscire dall’anarchia finanziaria", afferma il ministro dell’Economia sottolineando come la messa a punto di una regolamentazione attraverso un legal standard - cioè un quadro di regole condiviso per l’intero settore finanziario e capitalistico - sarà un punto del programma della presidenza del G8 dell’Italia. "Se vogliamo trovare una via d’uscita dalla crisi - ha spiegato il ministro - la soluzione non è più capitale, ma più regole e più coordinamento". Il ministro rivendica la solidità del sistema bancario italiano collegandola al fatto che gli istituti italiani "non parlano inglese". "Le nostre banche sono abbastanza solide - ha detto Tremonti - perché, a parte qualche notevole eccezione, nelle nostre banche non si parla inglese". "Bisogna non parlare inglese per non avere la crisi?", ha chiesto il coordinatore della tavola rotonda che si svolgeva nella sala più grande . "Volevo dire - ha risposto il ministro facendo riferimento alla bolla finanziaria - che usano meno il computer".

Il nodo delle bad bank L’ipotesi di una bad bank come un contenitore che compri gli attivi non è la via giusta: "Si può fare ma non è a pagamento. Non la devono pagare i soldi dei contribuenti".

Tremonti ha, invece, proposto una sorta di "segregazione che dia trasparenza senza costare ai cittadini". Bisognerebbe in pratica "dire che questi asset per circa 50 anni non esistono, e che li metti da parte" attraverso una "sterilizzazione contabile" che non è detto che debba prevedere espressamente un contenitore.

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