Tremonti torna in campo in tv per criticare i suoi ex colleghi

Tremonti torna in campo in tv per criticare i suoi ex colleghi

RomaUn mese fa aveva detto: «Ho interrotto ogni tipo di attività politica, riprenderò a parlare ed agire quando ne sarà il tempo». Si pensava che questo tempo fosse più di trenta giorni, invece no, Tremonti è tornato (con un maglioncino casual Marchionne-style) a parlare prima del previsto, e a farlo da quasi leghista più che da pidiellino (infatti l’unico partito che non lo critica è la Lega), con parecchi sassolini di cui liberarsi. «La manovra andava fatta, ma non così sbilanciata sul lato delle tasse e priva di altre cose che dovevano esserci, sulla crescita non ci siamo» spiega dalla Annunziata l’ex ministro dell’Economia. Che ne approfitta subito per vendicarsi: «Mi fa effetto vedere alcuni del Pdl che prima dicevano di no essendo al governo e ora devono dire sì non essendo al governo. Forse se la loro linea fosse stata diversa anche le cose sarebbero andate diversamente. Ora fanno penitenza».
Tremonti ce l’ha con la larga parte del Pdl che l’ha accusato di aver azzoppato il governo imponendo una linea di tagli senza nessuno spiraglio sulla riduzione delle tasse. Lo dice chiaramente lui stesso, quando descrive due fasi temporali ben distinte dell’ex maggioranza. Una prima fase in cui era «condivisa da tutti a linea del rigore e della serietà», e una seconda - partita «da maggio in poi», cioè dopo la sconfitta alle amministrative - nella quale si era diffusa l’idea che «si potevano rivincere le elezioni riducendo le tasse al buio, ritirando la manovra, mettendo frustate. Si diceva: ci vuole coraggio e non prudenza. Ma essendo chiaro che la crisi stava diventando sempre più grave ed era forse il momento di mettere ancora più prudenza, e in quel momento di considerare il coraggio come incoscienza». Con Berlusconi, assicura, «i rapporti sono e sono sempre stati buoni», ma «in termini personali e umani», come dire che sul piano politico lo sono stati molto meno. E non è difficile crederlo.
Il nuovo Tremonti casual apprezza il clima di «tregua» che si è sostituito alla «lite», che aveva proprio lui al centro. Ma della manovra Monti promuove poco. Non va bene il taglio della norma che coinvolgeva i comuni nella ricerca del sommerso, e questo ha «interrotto la lotta all’evasione fiscale». Poi le liberalizzazioni: «se il problema è la crescita il mio consiglio è di non partire da lì, ma di introdurre tutti insieme il principio di libertà in Costituzione». Quindi la previsione: «alla manovra non dovranno essere apportate modifiche», quindi ce ne sarà un’altra. Pezzi di un programma politico a tutti gli effetti che sarà contenuto nel libro scritto dall’ex ministro e pronto per gennaio: «C’è il mio programma politico, non elettorale. Ma non è il mio, spero diventi di tanti. Ci sono argomenti che mi vedono interessato e impegnato». Quel momento segnerà il ritorno vero e proprio di Tremonti sulla scena, probabilmente da leghista.
È difficile immaginare una sua permanenza nel Pdl, anche leggendo le reazioni che da quel fronte arrivano alla sua intervista tv. Tre siluri arrivano da altrettanti dirigenti di peso nel Pdl: Cicchitto, Bondi e Galan. L’ex governatore veneto, notoriamente in antipatia con Tremonti, è il più duro di tutti («Sono veramente felice di verificare che come sempre non è con noi. La coerenza è una grande virtù, anche nella menzogna»), ma anche Bondi non scherza. Il coordinatore del Pdl dice che le parole di Tremonti sui colleghi di partito sono disoneste e scorrette, e che non può non può chiamarsi fuori dalla mischia adesso, come se fosse «un distaccato commentatore», e non un deputato del Pdl: «Solo Tremonti, a quanto mi risulta, ha espresso dei no, immotivati e rivelatisi poi anche sbagliati, nei confronti dell’operato degli altri ministri del Pdl, i quali peraltro hanno sempre agito nel nome del rigore e delle riforme». Si dissocia del tutto anche il capogruppo Cicchitto, che però difende l’ex ministro dell’Economia dalle critiche del Pd. Sì perché anche Bersani e altri del Pd reagiscono alla lezione di Tremonti: «Da parte sua era più dignitoso il silenzio degli ultimi giorni, è davvero incredibile che chi ci ha portati qui si rimetta a favoleggiare come se nulla fosse».
In effetti ha ragione Storace, cioè nessuno nel centrodestra difende Tremonti, neppure una voce a dargli ragione, mentre da Pd e Idv era abbastanza scontato.

Un isolamento con però l’incognita della Lega nord, unico partito silente (silenzio- assenso?). Bossi ha già detto che Giulio è uno dei suoi. E forse non si dovrà attendere molto per vedere il fazzoletto verde nella giacca di Tremonti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica