Trentacinque anni di onestà intellettuale

Trovo sinceramente stucchevole la corsa di tanti a fregiarsi del titolo di lettori del Giornale sin dal primo numero, in occasione dei trentacinque anni dalla sua fondazione.
Mi pare un po’, ben su piani diversi ed eventi non confrontabili fra loro, come quando dopo l'ascesa di Mussolini al potere, tanti fascisti sbandieravano la loro partecipazione alla marcia su Roma, ma la Capitale l'avevano vista in cartolina, anche perché nel 1922 erano appena bambini. Il Duce si divertiva, ed avendo senso dell'umorismo, non negava ad alcuno un riconoscimento. Insomma, come diceva Giolitti: «un titolo di cavaliere e mezzo sigaro toscano non si può negare a nessuno».
Nel 1974 avevo 36 anni e a quel tempo il Giornale lo comprava mio padre (io leggevo La Nazione), il quale, poi, al momento del passaggio, mi segnalava gli articoli più interessanti da leggere, cosa che io diligentemente facevo.
Erano anni bui e girare col Giornale non era consigliabile, né tantissimi erano i suoi lettori, almeno apparentemente a quanto io ricordi. Ancora oggi posso testimoniare che esistono dei potenziali lettori che non lo acquistano o per timidezza o per un malcelato senso di vergogna.
Ma ora, un sincero affettuoso abbraccio a tutta la Redazione di Genova, sempre pronta, premurosa e disponibile nei confronti di noi lettori e, per quanto mi riguarda, forse troppo.
Per l'amico Lussana che dire della sua bontà, generosità e sollecitudine, se non un grazie di cuore. Che dire della sua onestà intellettuale nel riconoscere i meriti degli avversari politici o di autorità che i riconoscimenti li meritavano tutti, anche se appartenenti a schieramenti opposti (presidente del parco 5 Terre Bonanini).


Il giornalista Lussana, in detta visione e nel panorama nazionale, rappresenta una rarità ed è anche per questo che, col trascorrere degli anni, ho maturato un sentimento d'affetto nei suoi confronti che prescinde da alcuni temi che non ci hanno trovato, o potranno trovare, d'accordo. Un caro saluto.

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