Trento, le tangenti sconvolgono le elezioni

Un’inchiesta travolge Grisenti, presidente dimissionario dell’Autobrennero, ex assessore ai lavori pubblici della Provincia e braccio destro del governatore di centrosinistra Dellai

Trento, le tangenti sconvolgono le elezioni

Appalti truccati, cene di partito pagate dalla società Autobrennero, finanziamenti per la campagna elettorale del candidato-governatore di centrosinistra alla Provincia Autonoma, Lorenzo Dellai.
C'è questo e molto altro nell'inchiesta della Procura di Trento che sta facendo tremare il Partito democratico. Intercettazioni ambientali e telefoniche, documenti riservati e cospicue note spese sequestrate dalla Guardia di finanza evidenzierebbero una «gestione del potere sistematizzata» incentrata su Silvano Grisenti, ex assessore ai lavori pubblici in Provincia per il centrosinistra, braccio destro del presidente della Provincia, responsabile della società autostradale Autobrennero fino a quando questo terremoto non l'ha costretto a rassegnare le dimissioni. Grisenti vede il suo castello di potere e mazzette crollare sotto il trillo del campanello alle 7 di martedì 16 settembre. Con la perquisizione dei finanzieri scoppia «Grisentopoli», un infernale meccanismo incentrato sul do ut des tra la politica e un importante imprenditore, poi arrestato. Il braccio destro di Dellai è indagato per turbativa d'asta, corruzione, truffa, abuso d'ufficio e tentata concussione. A detta della Procura, avrebbe avuto un occhio di riguardo su tutta una serie di appalti relativi alla costruzione della sede dell'A22, del casello autostradale di San Michele all'Adige e del nuovo ospedale di Trento. Ascoltando la sua voce al telefono, in ufficio e in macchina, gli inquirenti hanno ricostruito un mondo politico e imprenditoriale legato da iniziative borderline, appalti truccati, richieste esplicite di favoritismi e finanziamenti per la campagna elettorale delle elezioni provinciali del Trentino, a favore del presidente Dellai che alle elezioni del 26 ottobre - o del 9 novembre - si ricandida per la seconda volta.
L'inchiesta «Giano bifronte» parla espressamente di appalti pilotati, bandi di gara «confezionati» su misura e sponsorizzazioni a società sportive elargite dagli imprenditori su indicazione del presidente dell'Autostrada del Brennero, in cambio di un «aiutino» nell'aggiudicazione di numerosi lavori pubblici. Il procedimento parte dalle dichiarazioni di Fabrizio Collini, un imprenditore che, secondo il gip Adilardi «non fa mistero di avere appoggi politici per gli appalti da aggiudicare in Trentino». Tra questi anche Marco Malossini, consigliere provinciale e coordinatore di Forza Italia in Trentino, accusato di corruzione per aver ricevuto dall'imprenditore 20mila euro per la sua campagna elettorale. Nell'ordinanza che porta Collini in carcere insieme con altre quattro persone è elencata una lunga serie di opere pubbliche, che avrebbero dovuto essere assegnate proprio alla Collini Spa, dietro promesse di compensi o favori vari. In particolare l'imprenditore deve rispondere dei reati di corruzione e turbativa d'asta per aver promesso 260mila euro ai vertici della società intercomunale Air così da ottenere l'appalto di costruzione di una galleria idraulica a Mezzolombardo. Gli stessi favoritismi - non senza pagare pegno - Collini li avrebbe sollecitati a Silvano Grisenti ricambiando il favore con l'affidamento di incarichi di progettazione alla società Arca, di cui Giuseppe Grisenti - fratello del numero uno dell'A22 - è socio. Anche lui indagato per corruzione.
Per Grisenti l'inchiesta arriva come un fulmine a ciel sereno: già ragionava su una sua possibile candidatura a sindaco di Trento ma a scombinargli i piani sono i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria che durante le perquisizioni nella sede di Autobrennero, in via Berlino e nella sua abitazione di Povo, sequestrano documenti e computer per ricostruire passo passo il filo rosso tessuto in questi ultimi anni a colpi di presunti favoritismi, tangenti e bustarelle. L'inchiesta avvelena un clima politico già teso e in seguito all'inchiesta, caduta in pieno clima elettorale, Grisenti si dimette dalla carica di presidente della A22. «Un atto dovuto - spiega il governatore Dellai -, necessario per attendere con serenità gli accertamenti giudiziari». Grisenti fa buon viso a cattivo gioco ma lasciare il regno della A22 gli pesa. Proprio nel suo ufficio, all'ultimo piano di via Berlino, si concentrano gli incontri messi sotto la lente d'ingrandimento dalla Procura di Trento. Un porto di mare dove sfilano amici, dirigenti e imprenditori ma anche rappresentanti delle forze dell'ordine, un giudice del Tar e un prete. Tutti pronti, secondo la Procura, a dare e a ricevere, in uno scambio di favori sul filo dell'illegalità. In questi incontri si parla di come volgere a proprio favore una sentenza sfavorevole, rendere più facilmente aggiudicabile un appalto all'imprenditore-amico, oppure su come pagare i conti (ci pensa sempre Grisenti). Naturalmente i soldi non provengono dalle sue tasche, ma dalle casse della società A22 e vengono utilizzati anche per pagare i pranzi di partito: toccava sempre a lui tirare fuori il portafoglio - e di questo se ne lamentava - per saldare il conto degli incontri conviviali con i compagni di partito della Margherita.


Il ruolo di politico superpotente di Silvano Grisenti emerge in modo chiaro: dalla raccomandazione di assunzioni in uffici pubblici, come fa con il fidanzato della nipote, alla beneficenza a un parroco di paese che doveva provvedere alla ristrutturazione della parrocchia, fino al reperimento dei finanziamenti per la campagna elettorale del centrosinistra alla prossime provinciali.
(Ha collaborato Nadia Muratore)

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