
"Lascio un ufficio in cui ho cercato di trasmettere ai miei collaboratori l'attenzione estrema ai diversi punti di vista e al confronto, per me l'aspetto più importante per affrontare la complessità che il settore minorile presenta". Maria Carla Gatto, in magistratura da 45 anni e da otto presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, da giovedì è in pensione. Di famiglia siciliana, con studi a Messina, ha svolto in città tutta la carriera da magistrato (tranne gli 8 anni da presidente del Tribunale minorile di Brescia).
Presidente, prepara l'addio?
"Ormai ci siamo, si chiude un ciclo. In questi anni credo di aver trasmesso nel rapporto con tutti, togati, onorari e personale amministrativo, la necessità di fare squadra. La mia porta è sempre stata aperta".
Si è impegnata per ridare lustro alla sede del Tribunale.
"Ho completato la ristrutturazione del palazzo di Portaluppi, come a Brescia ho creato la nuova sede del Tribunale. Questo perché ho valorizzato anche l'immagine che l'istituzione dà di sé, con particolare attenzione ai minori che frequentano le aule".
Il momento più difficile e quello più appagante?
"Coincidono. L'organizzazione durante la pandemia è stata molto difficile, ma è anche stata una grande soddisfazione riuscire ad assicurare risposte alle emergenze quotidiane".
Com'è cambiata la giustizia minorile?
"Negli ultimi anni abbiamo scontato la difficoltà di conciliare l'urgenza della giustizia minorile con la riforma Cartabia, che ha comportato un appesantimento del lavoro dei togati, con la moltiplicazione delle udienze, a fronte di una carenza di risorse".
Come sono cambiati i ragazzi?
"Sono cresciute le problematiche legate alla dipendenza dai social, che ha influenzato i loro comportamenti. È aumentata la violenza su sé stessi, in famiglia e sugli altri. È venuto meno il rispetto finanche della propria vita. E c'è stato un abbassamento dell'età di commissione dei reati. Infine i bisogni relativi ai minori stranieri, che chiedono risposte adeguate, e invece c'è stato minor supporto sociale e sanitario. Poca attenzione, se non quando succede il fatto eclatante".
Milano invece come è mutata?
"È stata investita dal problema dei minori stranieri non accompagnati e non sempre è riuscita ad assicurare
un'accoglienza adeguata. Sono arrivati più ragazzi con problemi, dipendenze da alcol e sostanze, disagio psichico. Ma negli anni i posti in comunità sono stati sempre meno, così come gli educatori e l'attenzione alla loro formazione".