Quando si dice autonomia dei manager si coglie nel segno. Già, perché non ci sarebbe un caso più calzante di quello che racconta la storia di Elisabetta Paccapelo della Asl Roma C, che si rifiuta dal novembre 2009 di riammettere in servizio lex direttore sanitario Antonio Paone, malgrado esista una sentenza del tribunale civile che ne stabilisce il reintegro. Ma non basta.
Per essere certa del valore della sentenza la manager ha chiesto tempo fa il parere legale allUfficio legislativo della Regione. Ne sono arrivati addirittura due. Il primo è una nota firmata dal dirigente regionale Giancarlo Grippa e del dirigente dArea, avvocato Antonello Tornitore. Entrambi in data 28 gennaio 2010 invitano la dirigente a «dar seguito al dettato dellautorità giudiziaria». Poi l11 febbraio arriva un successivo ordine, quasi perentorio della direzione regionale per la programmazione sanitaria, firmato in calce dallo stesso avvocato Tornitore, che sancisce, come atto dovuto, la reintegrazione nel posto di lavoro di Paone, nonché la risoluzione del contratto di lavoro del direttore sanitario attualmente in carica, Paolo Palombo.
Parole impresse nero su bianco e inviate alla manager con tanto di nota protocollata e su carta intestata Regione Lazio, che rimangono purtroppo lettera morta. Paone, infatti, resta fuori la porta ma, certamente, non con le mani in mano.
Lex dirigente, infatti, intanto dovrà incassare il risarcimento del danno morale nonché lammontare degli stipendi non versati dal maggio 2008 - ossia da quando è stato defenestrato - al giorno della sentenza del tribunale del lavoro: circa 100 mila euro, interessi legali inclusi.
E, nel frattempo, visto che lordine giudiziario non è stato ottemperato, ha anche presentato una denuncia querela contro Elisabetta Paccapelo sottolineando i passaggi dellintera vicenda. Una storia che, tuttavia, la stessa Paccapelo, anche se in termini diversi, dovrebbe conoscere bene: anche lei in precedenza era stata rimossa dallincarico e lAsl era stata commissariata per un anno.
Aveva presentato ricorso contro la rimozione e, dopo averlo vinto, è stata riammessa al suo posto. Due pesi e due misure che, inevitabilmente, portano Paone allazione legale. Un fatto che però, come si è visto, non ferma né riduce lostinazione del direttore generale dellAsl Roma C. Anzi.
A oggi, infatti, malgrado i dictat regionali, lei non recede di un passo e rimane sulla sua posizione.
Scelta che costa allAsl. Ma, a dire la verità, questo nuovo e cospicuo risarcimento del danno morale e materiale a Paone, come accade sempre in questi casi, peserà sulle tasche dei cittadini del Lazio. Infatti lex direttore sanitario è partito allattacco con una nuova richiesta di indennizzo, avvalorata dai pareri legali della Regione.
E non è un pretesto quello di difendere la propria immagine visto che il dottor Paone, malgrado lentità dellinchiesta che ha coinvolto lAsl Roma C nel 2006, non è stato mai sfiorato da alcuna vicenda giudiziale. Rimane solo da capire, dinanzi a questi fatti, che ne sarà dellattuale direttore sanitario se Paone venisse reintegrato. Reclamerà un altro risarcimento danni? Tanto pagano i cittadini del Lazio.
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