«Con il tridente ci faremo assist straordinari»

Adalberto Signore

da Roma

Ancora una volta, Silvio Berlusconi si affida alla metafora calcistica per mandare segnali distensivi agli alleati. Così, dopo le polemiche degli ultimi giorni sugli effetti della formula del tridente con lui, il leader di An Gianfranco Fini e quello dell’Udc Pier Ferdinando Casini tutti in campo per la campagna elettorale, il presidente del Consiglio rilancia: «Altro che passarci la palla, ci faremo degli assist straordinari».
In un lungo colloquio con l’Adnkronos, Berlusconi si concentra su quello che probabilmente sarà uno dei leit motiv della campagna elettorale della Casa delle libertà: sì all’attacco a tre punte, ma per passarci la palla, fare gioco di squadra e andare a rete tutti insieme. Come a dire, nessun autogol, come teme qualcuno. E dalla metafora calcistica, il premier passa con una battuta a quella natalizia: «Cosa mi aspetto dalla maggioranza sotto l’albero di Natale? Stare tutti insieme appassionatamente». Se davvero sarà così - Berlusconi lo va ripetendo agli alleati da mesi - allora le elezioni si possono vincere davvero. Perché - spiega - «sono convinto che la gente stia ancora con il centrodestra». Sabato, racconta, «approfittando di una pausa di lavoro mi sono concesso una lunga passeggiata nel centro di Roma», da Palazzo Chigi a Piazza del Popolo, nell’ora di punta dello shopping natalizio. E «nel vedere quel che è successo in via Condotti e via del Corso, quante persone c’erano ad aspettarmi fuori dai negozi, sembra che il 95 per cento degli italiani stia con noi». «Ho visto entusiasmo, la gente è scatenata», assicura Berlusconi.
Il presidente del Consiglio si sofferma anche su molti dei nodi politici ancora sul tappeto, dalla legge sulla par condicio alle candidature per le comunali di Roma e Napoli. Ma non vuole sentire parlare di scontri all’interno della Casa delle libertà in vista delle politiche e così i suoi toni sono distensivi e all’insegna del dialogo. Sugli spot elettorali spiega che non c’è alcuna accelerazione da parte sua. «Ho solo risposto a una domanda: “Ma la par condicio è sepolta?”. E ho detto: “No, adesso facciamo la legge elettorale e poi parliamo eventualmente anche di questo argomento”. Siccome c’è una legge diversa, probabilmente si apre la possibilità per riparlare di par condicio, ma in maniera piana, tranquilla». Ma se ottiene l’ok degli alleati alla legge sugli spot elettorali, darà spazio ai cosiddetti cinquantenni attraverso il rilancio del partito unitario del centrodestra? «Ripeto - ribadisce il presidente del Consiglio, evidentemente deciso a non sbilanciarsi affatto su una questione tanto delicata - ho solo detto andiamo avanti: ora, infatti, si tratta di approvare la legge elettorale e poi vedremo anche con la par condicio, eventualmente».
Per quanto riguarda i candidati della Casa delle libertà alle poltrone di sindaco di Roma e Napoli, il premier ribadisce l’invito agli alleati a trovare uno sfidante comune. Per il Campidoglio, dunque, si dovrà scegliere tra i due «contendenti», Gianni Alemanno (An) e Mario Baccini (Udc). Ma, precisa il premier, senza alcuna fretta: «Assolutamente no, nessun diktat. Adesso aspettiamo che trovino l’accordo». Nessun dubbio, invece, su Napoli dove in corsa per Palazzo San Giacomo «ci sarà Arcibaldo Miller», magistrato in forza all’Ispettorato del ministero della Giustizia.
Berlusconi prende poi spunto dall’emergenza Tav per difendere l’operato del governo e replicare alle critiche dell’opposizione. «Anche sabato - dice - abbiamo lavorato per risolvere la vicenda dell’alta velocità in Val di Susa. Non bisogna fare i disfattisti come fa la sinistra che dice sempre che va tutto male. Serve un po’ di ottimismo perché con l’ottimismo si riesce a fare di tutto». Il premier affida quindi ai cittadini il suo destino politico («ma - assicura il senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri - anche in caso di sconfitta elettorale non intende andarsene, faremo una grande opposizione perché ormai siamo e restiamo in politica»). «Se la gente lo vuole - spiega Berlusconi - può mandarmi via e io sono tranquillo. Se invece vogliono, come ho fatto adesso, che continui a lavorare 15 ore al giorno tutti i giorni per risolvere i problemi, io lavoro».

E, ancora una volta, Berlusconi ha parole di elogio per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Perché - spiega - «a dire la verità, c’è uno che lavora più di me: si tratta del dottor Letta, davvero una persona straordinaria. Diciamo che io gli do una mano».

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