Cronache

Trieste, crollo del palco Jovanotti avverte: "No alle speculazioni"

Dopo il crollo del palco che ha ucciso un giovane lavoratore, il cantante respinge le accuse di lavoro in nero: "Francesco è morto per una fatalità davvero difficile da prevedere"

Trieste, crollo del palco Jovanotti avverte: "No alle speculazioni"

Solo un rumore, pochi attimi prima del crollo del palco del concerto di Jovanotti. Poi la tragedia. Un mezzo giro di ruota dei motori elettrici che tenevano su il ground support, la parte orizzontale della struttura. Poi lo schianto e la morte Francesco Pinna. Oggi Trieste piange il decesso del 20enne che lavorava per 6,50 euro all’ora. Non c'è spazio per le speculazioni. Né per le polemiche. "E' morto lavorando al montaggio di una struttura fatta per far divertire migliaia di persone - ha commenteto Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti - la sua morte è una immensa tragedia per una famiglia e per il mondo dei concerti".

Paolo Rizzi, , presidente della cooperativa OnStage, per cui lavorava lo stesso Francesco, era presente al momento del crollo. Ricorda lo schianto e il fuggi fuggi, ricorda la paura negli occhi di chi è riuscito a fuggire e il dolore delle persone ferite che sono state trasportate con urgenza in ospedale. "Un ragazzo della società Tecne era sul tetto per sistemare delle sicure - ha raccontato Rizzi - e ha sentito un rumore ben noto a chi fa questo lavoro, quello dei motori elettrici che perdono mezzo giro". Non c’è stato neanche il tempo di alzare lo sguardo, che tutto è venuto giù. Il ground support, che spesso per i concerti nei palasport viene attaccato al soffitto, è andato a cadere sul resto della struttura piegando letteralmente l'intero palcoscenico. E' stato l'impianto audio, collegato al supporto, ad andare a colpire Pinna. Dalla sua pagina Facebook, anche Jovanotti ha cercato di spazzare via le polemiche delle ultime ore: "Non c’è giornata in cui una serie di funzionari pubblici non verifichino il corretto montaggio e non si presentino ad approvare i metodi di costruzione della struttura".

Cherubini ha respinto le polemiche che sono piovute addosso agli organizzatori. "Francesco era uno di loro e aveva tutta la vita davanti a sé e questa è la tragedia". Questo soltanto conta per Jovanotti: "Le strumentalizzazioni sono fuori luogo e mi feriscono perché inducono a pensare che nel mio tour ci sia del lavoro nero o sottopagato". Ad ogni modo il cantante ci tiene a precisare che all'interno del suo tour ogni lavoratore è assunto con un contratto in regola con le leggi dello Stato. Anche per Pinna era cosi. "Francesco - ha spiegato Jovanotti - è uno di quei ragazzi che lavorano a montare gli allestimenti dei concerti rock ma anche di eventi pubblici non di carattere musicale, che sono assunti dalle stesse cooperative.

Francesco è morto per una fatalità davvero difficile da prevedere".

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