Trionfo: piazza Duomo lago nerazzurro

I tifosi dell’Inter si scatenano al fischio finale di Parma. Caroselli sotto la pioggia per celebrare il sedicesimo scudetto. Il coro dei Vip della Nord: "Noi più forti di tutti". In 60mila al Meazza fra torte in faccia e sfottò

Trionfo: piazza Duomo lago nerazzurro

Dopo una settimana col fiato sospeso, l’urlo interista - strozzato sette giorni fa - può finalmente liberarsi.
La partita dell’anno è lontana da San Siro. Chi non è riuscito a seguire la squadra a Parma si organizza come può. I locali di Milano sono pieni di tifosi. Fanno la fila davanti alle vetrine dei bar, si attardano al chiosco dei gelati in piazza Duomo, che tiene la radio su Tutto il calcio al massimo volume. Pronte le bandiere, già due volte mestamente arrotolate, in questo finale di campionato che sembra diventato un incubo. Nel primo pomeriggio in piazza della Scala c’è già qualche bancarella con magliette «campioni d’Italia». Sfida la sorte. E da qualche impermeabile rispolverato spuntano le righe nerazzurre.
Alla fine del primo tempo gli sguardi sono persi: la tv certifica che la Roma è davanti. Unica consolazione per la Milano interista è il Milan fuori da quella Champions che ha «rovinato» lo scudetto dello scorso anno: stavolta sarebbe mal comune mezzo gaudio. Ma si profila una serata triste per la città. Ci si fa forza vedendo scaldarsi Ibrahimovic. E il fenomeno svedese mette la sua firma sotto lo scudetto numero sedici, con due «zampate» delle sue.
L’austero bronzo di Manzoni in piazza San Fedele si ritrova una sciarpa nerazzurra in braccio. Le tante piccole curve disseminate per la città si riversano in Duomo. In mezz’ora i carretti degli ambulanti hanno già riempito la piazza. Potenza della domanda: il prezzo delle bandiere schizza fino a 25 euro. Spuntano i colori del Catania (che ha fermato la Roma). Si vendono anche le magliette «Matrix», alias Marco Materazzi, quello che - parole di Moratti - «ci ha fatto perdere la partita» con il Siena. Ma il tricolore è un bell’incentivo a perdonare. Vanno fortissime quelle di Ibra, e di Zanetti. Il tormentone «i campioni dell’Italia siamo noi» inizia e non finisce più, rimbalzando da un gruppo all’altro. Molti cori diretti ai romanisti, la maggior parte dei «chi non salta...» è per i rossoneri.
Tram e metropolitane scaricano tifosi di ogni età e condizione. Mariti esultanti che tormentano la trombetta a gas, mogli stordite e irritate dal frastuono, oppure ragazze scatenate che trascinano fidanzati un po’ perplessi.
Ma la festa vera la si legge negli occhi dei bambini, orgogliosi nelle loro maglie abbondanti, trionfanti sulle spalle dei papà. Arriva la famiglia dei record: padre, madre, quattro figli e cane: tutti rigorosamente dotati di maglietta personalizzata. Il figlio maggiore sventola una bandiera a scacchi neroazzurri: è la più grande della piazza. L’ultrà più anziana ha ottant’anni, e indossa una maglia di «Ibra». Un enorme scudetto viene issato sulla base della statua a Vittorio Emanuele nel centro di piazza.
C’è in giro qualche scalmanato, ma la festa procede entro i limiti della civiltà.

Le sciure in Galleria si tengono a distanza ma sorridono. Arrivano i carabinieri per controllare. Squadre di operai transennano il sagrato del Duomo. Alle sei la pioggia bagna le polveri della festa, ma non spegne l’entusiasmo.

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