Cronache

Il trionfo del piccolo grande teatro

Il trionfo del piccolo grande teatro

Il teatro più piccolo del mondo si stropiccia le mani dalla soddisfazione: la struttura di Pieve di Teco, il paese più importante della Valle Arroscia, ha concluso lo scorso week-end la sua stagione, intitolata «Stelle al Salvini». Stagione che il presidente dell’Amministrazione provinciale di Imperia, Gianni Giuliano, e il direttore artistico del piccolo teatro Carla Sonia Asteggiante non esitano a definire trionfale.
Questo teatro, molto piccolo - a disposizione infatti solo novanta posti, andati regolarmente esauriti man mano che il cartellone procedeva -, è stato acquistato dalla Provincia di Imperia e interamente restaurato grazie ai contributi sia della Provincia stessa che della Fondazione Carige. E così la minuscola struttura ottocentesca, con due piani di palchi e la platea, è tornata funzionante.
Dopo l’inaugurazione dello scorso settembre con gli spettacoli di Arnoldo Foà, Gianfranco Jannuzzo e Alessandro Preziosi, il Salvini ha così realizzato ciò che molti desideravano e si aspettavano: è riuscito ad attirare spettatori, registi e attori di tutto rispetto, sia nel numero che nella qualità - oltretutto assai diversificata. L’ultimo spettacolo è stato un viaggio all’interno della commedia dell’arte, con «I segreti di Arlecchino», svelati e raccontati sulla scena da Enrico Bonavera, registrando - come gli spettacoli che lo hanno preceduto - il tutto esaurito. Prima di lui, nel recital «Nannarella» dedicato ad Anna Magnani, Anna Mazzamauro - colei che, interpretando la parte dell’eccentrica signorina Silvani, è stata il sogno proibito del ragionier Ugo Fantozzi dal 1975 in avanti -, e Cloris Brosca - conosciuta dai più come «La zingara» nell’omonomino programma televisivo Rai - che però non ha tirato fuori nessun indovinello o carta nefasta, ma si è impegnata in un testo del 1968 di Natalia Levi Ginzburg, «L’inserzione». Ma non finisce qui: si sono visti anche il comico monologhista Mario Zucca, il regista e giornalista Ugo Gregoretti, Gaia Aprea, «straordinaria Giovanna d’Arco», ed Ennio Marchetto, definito «il cartoon vivente». Per non contare i due appuntamenti musicali con le favole di Maximilian Nisi e il «Tango mujer» con Mascia Foschi e il quartetto diretto da Alessandro Nidi.
Il bilancio, insomma, «non può che essere positivo - ribadisce Sonia Asteggiante - peccato la ridotta capacità del teatro che non ha consentito di esaudire tutte le richieste». Il rischio di finire nel dimenticatoio dopo l’inaugurazione dello scorso anno è stato ampiamente scongiurato e sembra che «l’obiettivo principale era quello di tener desta l’attenzione e far conoscere sempre di più la valle Arroscia» sia stato raggiunto.

E dal canto suo Giuliano non nasconde la soddisfazione di aver visto ripagati gli sforzi per «restaurare un teatro-gioiello».

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