(...) se si tratta di commercialisti anche di provata fede. I candidati sono vari, ma non è un mistero che Marta Vincenzi veda bene nel ruolo quel Mazzolino che ha fama non usurpata di rigore e competenza. Altri, invece, compresi molti nel partito del sindaco, spingono in alternativa per Roberto Benedetti, altrettanto noto, forse più, non solo in città, e unanimemente giudicato molto capace. Con un problema, però: ha già ricoperto lincarico per due volte consecutive e non sarebbe pertanto rieleggibile. Si va al voto, ed «esce» Benedetti, assieme ai colleghi Fabrizio Rimassa e Nicola Fossati. Le conseguenze: si paventano rischi di nullità degli atti, in caso di dissenso di uno dei componenti del collegio e relativa, possibile impugnazione. Ma - ci si chiede in città e nelle sacrestie dei partiti che sono quasi sempre alloggiate su Marte -, non era più semplice lasciare Benedetti alle sue pratiche ordinarie (che non sono poche), accontentare Marta ed evitare un bel po di casino?
Troppo semplice, quasi elementare. E allora, perbacco!, devesserci qualcosa sotto, o sopra, o almeno a fianco. I beninformati, specializzati in dietrologia (ci guazzano), tirano fuori la San Bartolomeo Srl, capitale al 55 per cento del Comune tramite Tono 2 e al 45 per cento dei privati, che ha in progetto la completa ristrutturazione dellex convento, oggi ridotto a rudere, dietro via Santi Giacomo e Filippo, in modo da ricavarne residenze, uffici, parcheggi. Opera imponente, e già dotata di tutti i permessi e i crismi della regolarità. Opera, anche, che i consiglieri di amministrazione di San Bartolomeo Srl vorrebbero realizzare al più presto, velocizzando le pratiche burocratico-amministrative. Qui spunta (rispunta) Mazzolino, che in qualità di navigato revisore dei conti della società consiglia prudenza: «Per assegnare lavori e forniture - questo il suo parere - bisogna ricorrere sempre a gare pubbliche». Gli danno retta tutti, compreso il Comune, e lo elogiano: «Questo qui, il Mazzolino, è uno fiscale, un osso duro, vuole andare avanti e farci andare avanti con trasparenza. Bene, bravo, bis». No, magari «bis» no. Altrimenti - dicono i dietrologi, maliziosi - sarebbe diventato anche revisore a Tursi. Dove Marta ha sempre detto di fare della trasparenza una questione che va oltre gli schieramenti: come nel caso-Sviluppo Genova, con la nomina al vertice di Piergiulio Porazza, lintronizzazione dei tre «saggi» Fernanda Contri, Michele Marchesiello e Gianpaolo Parodi, e linchiesta interna sui rilievi mossi dallex numero uno Gianni Pisani.
Troppa trasparenza, il Pd fa saltare il revisore
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