La stretta creditizia fa delle piccole imprese la preda degli usurai. «Nel 2008 - denuncia Marco Venturi, presidente della Confesercenti - sono state ben 15mila quelle che hanno chiuso i battenti perchè sovraindebitate e spesso strozzate». E il 2009 sarà peggio: «I primi dati dellanno in corso confermano questa tendenza negativa, anzi la mannaia dellusura sembra allargarsi anche alle imprese di media dimensione» ha detto Venturi allassemblea confederale, davanti a una fetta importante del governo, dal premier Silvio Berlusconi, a Gianni Letta, ai ministri Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Vittoria Brambilla. Stretti tra la morsa della criminalità comune e di quella organizzata, dunque, «i piccoli imprenditori hanno paura. Fallimenti e protesti segnalano lurgenza di contrastare la fragilità finanziaria delle Pmi. Dobbiamo evitare - dice Venturi - di rispondere alle loro difficoltà dandogli lombrello quando splende il sole e togliendoglielo quando comincia a piovere». E a proposito della stretta creditizia alle imprese in tempo di crisi sollecita «un diverso ruolo delle banche, più funzionale alle strategie di sviluppo del Paese».
Un allarme che trova eco in Bankitalia. Listituto guidato da Mario Draghi rileva infatti il mancato rispetto di un accordo quadro siglato nellestate di due anni fa al Viminale dallo stesso governatore con lallora ministro dellInterno Giuliano Amato e i rappresentanti dellAbi, che si impegnarono a porre massima attenzione nella valutazione dei fidi a soggetti vittime di usura e massima rapidità nelle decisioni sulle proposte di affidamento. «Dopo oltre un anno dalla stipula dellaccordo - si legge nella comunicazione di vigilanza della Banca dItalia - sono stati segnalati casi nei quali le banche aderenti non avrebbero rispettato gli impegni assunti». Un comportamento «che avrebbe in parte vanificato lefficacia dellazione di prevenzione dei ripetuti fenomeni criminali». In ogni caso al cliente cui venga rifiutato il finanziamento «deve essere fornito un sollecito riscontro» e andrà verificata la possibilità di «fornire indicazioni sui motivi del rifiuto», conclude la comunicazione.
E proprio un grafico della Banca dItalia, pubblicato dal Sole 24Ore, mostra la «forbice» del credito fra grandi e piccole imprese, soprattutto a partire dallaprile del 2006, quando è iniziata la stagione delle aggregazioni bancarie, che ha avuto come conseguenza la riduzione della concorrenza e un inevitabile calo del potere negoziale delle aziende.
Così, mentre tre anni fa il tasso di crescita del credito bancario si attestava intorno al 7% per tutte le imprese, dalla fine del 2007 è iniziata invece la lenta ma inesorabile discesa per le Pmi che, a gennaio di questanno, nel pieno della crisi, si trasforma in una vera e propria restrizione del credito (+1%, praticamente annullato dallinflazione reale), in contrasto con lampiezza dei finanziamenti concessi alle aziende più strutturate. Ecco perchè il presidente dei commercianti chiede a premier e governo di sostenere un piano straordinario da due miliardi in tre anni per il sostegno dei negozi di vicinato e per le piccole e medie imprese del turismo e dei servizi. Venturi, confermato ieri per il quarto mandato alla guida della Confesercenti, sottolinea «il valore aggiunto» che piccoli negozi e attività dei servizi forniscono alle nostre città, dai centri storici alle zone di periferia. Eppure, la loro sparizione è inarrestabile: 53mila hanno già chiuso i battenti, mentre volano i profitti della criminalità organizzata che «gestisce un volume di affari di oltre 130 miliardi di euro. E buona parte di questi - indica Venturi - arrivano dal taglieggiamento imposto alle imprese e dallusura».
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