«Salviamo i bambini Gianburrasca dalla moda degli psicofarmaci facili». È l'invito degli psichiatri, che avvertono: i farmaci sono veramente necessari in non più del 3% dei casi (oggi sono circa 30mila i ragazzini che li assumono, ndr), quando la diagnosi accurata rivela davvero situazioni gravi come depressione o iperattività. Ma il più delle volte, si tratta semplicemente di bambini troppo vivaci che «non vanno assolutamente curati per via farmacologica».
Gli esperti non hanno dubbi e ieri, presentando l'appello al ministro della Salute Livia Turco affinché si controlli il fenomeno, lo hanno detto chiaramente: basta con le ricette «fast-food» per gli psicofarmaci, quelle adatte a tamponare l'emergenza senza risolvere il problema. Gli esperti sottolineano poi di limitare il ruolo dei genitori e degli insegnanti nell'iter diagnostico: «I parerì elaborati dalle persone che circondano il bambino inevitabilmente influenzano il giudizio dello psichiatra o dello psicologo e portano a errori di fondo nel perfezionamento della diagnosi stessa».
E mentre sono 82 i Centri per la somministrazione di psicofarmaci a bambini iperattivi che apriranno in Italia nei prossimi mesi, ieri è stata presentata un'interrogazione parlamentare «perché venga in ogni caso bloccata non solo qualunque forma di abuso ma anche qualunque somministrazione impropria di psicofarmaci che contrasti con lo sviluppo sereno del bambino». L'iniziativa è della senatrice e neuropsichiatra infantile Paola Binetti.
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