«Troppi quaquaraquà E io sono Sconsolata... »

D’accordo, ma che fine ha fatto? Anna Maria Barbera è esplosa qualche anno fa e tutti si ricordano della sua Sconsolata, ossia Sconsy, la maschera strepitosa dell’emigrata meridionale che, nel suo personalissimo dialetto surreale, faceva a Zelig la malinconica diagnosi della società. «Sono stata spiegata?». Successo stellare, imitazioni, applausi della critica. E ruoli al cinema: Anna Maria Barbera ha recitato con Pieraccioni nel Paradiso all’improvviso (candidata ai David e ai Nastri d’Argento) e nel Matrimonio alle Bahamas di Claudio Risi. E poi? In queste settimane le repliche di Scherzi a parte, che Sconsolata conduceva con Manuela Arcuri e Teo Teocoli, hanno fatto il pieno di ascolti al sabato sera su Canale 5, segno che lei ha superato la prova del nove ed è rimasta nei cuori del pubblico, una rarità ormai.
Cara Annamaria Barbera, deve fare un bell’effetto sentirsi così tanto amata.
«Quell’edizione di Scherzi ebbe grande successo e certo non solo per la mia presenza. C’era un’alchimia indovinata, la disponibilità degli autori, la semplicità di Manuela e Teo che, sebbene certe risapute note del suo carattere non siano sempre condivisibili, è stato un vero capocomico e compagno che rivedo con molto affetto e divertimento. Quanto al gradimento del pubblico, non può che darmi gioia. Un produttore televisivo attento dovrebbe cogliere queste indicazioni: i telespettatori meriterebbero più considerazione».
Per quale motivo ha deciso di rimanere un po’ in ombra?
«Ho scelto di attendere proposte magari meno lusinghiere dal punto di vista economico, ma più vicine a quel senso che attribuisco al mio mestiere nel rispetto del pubblico e del mio servizio».
E cioè?
«Ho lavorato a un progetto editoriale e musicale, che spero presto raggiungerà il suo destinatario, cioè la gente di cui noi siamo una voce, soprattutto di chi resta inascoltato».
Lei sembra molto delusa.
«Ho scoperto un “milieu” talvolta povero umanamente, dove le vere maschere non le portano gli attori. Mi sono sentita spesso utilizzata, non sempre rispettata, con “codici d'onore” ben riassunti nell’acre sintesi di Leonardo Sciascia: uomini, mezz’uomini, ominicchi, ... (questa gliela risparmio ma dall’autore si può risalire) e infine quaquaraquà».
Nel frattempo avrà pensato a qualche nuovo personaggio.
«Nel mio repertorio ci sono molti personaggi; alcuni già scritti e rappresentati in teatro. Per diventare televisivi ci vuole quel qualcuno che ha occhio lungo».
Eccola qui la critica.
«Sconsy ha dovuto attendere molto per essere ascoltata. Quando i giornalisti mi domandavano come vivevo questa improvvisa visibilità, Sconsy rispondeva: “Ché, prima ero invisibbile..?”».
Il merito è stato di «Zelig».
«Zelig è comunque un palco, sempre da conquistare, ma che consente una vitalità creativa unica. Anzi le confido che c’è un personaggio che sta cercando in me la sua sembianza. L’autore è una sorta di medium dove il personaggio cerca attraverso di esso di venire al pubblico: Enza Indiffer (con la erre moscia) Chissà... ».
Qualche settimana fa Paolo Villaggio ha detto che il suo Fantozzi oggi voterebbe Lega.
«Circa i rappresentanti “del mio Stivale” che poi è anche il vostro, non credo nell'atteggiamento del “chi l’ha duro la vince”. La vera forza unisce, non separa. E l’atteggiamento di Sconsy è lo stesso: “Non vorrei essere presa per una di sinistra. Neanghe per una di destra. Soprattutto non vorrei essere presa p’o cù. Sono stata spiegata?”».
Magari Sconsy legge tanti giornali di gossip.
«I gossip non mi interessano».
E cosa le interessa?
«Mi interesserebbe, con una parodia del David Letterman Show, tentare di risalire attraverso ai pettegolezzi al vero volto di personaggi che hanno responsabilità pubbliche, attenzione, fiducia. Operazione delicata, da farsi in anestesia locale col farmaco dell’ironia che un po’ allevia».
C’è qualche altro suo film all’orizzonte?
«A parte il grande piacere di essere ancora diretta da Claudio Risi (molto ci siamo intesi), anche quest’anno Massimo Boldi mi ha rinnovato la sua bella proposta. L’anno scorso non ero disponibile anche se volentieri avrei conosciuto il regista Oldoini. Quest’anno la regia sarà di Paolo Costella che ho già incontrato apprezzando il suo garbo».
Dunque?
«Dunque ci sto pensando, poiché il loro entusiasmo merita di non essere deluso così come la fiducia di Medusa e l’appuntamento nelle sale col pubblico. Far ridere non è così semplice».
Lo dicono anche i grandi maestri della risata, da Chaplin in giù.
«E a volte la comicità moderna patisce al confronto col nostro patrimonio della bella commedia all’italiana. Tutti sentiamo la nostalgia di Vittorio De Sica, Dino Risi, Gassman, Tognazzi, Sordi, Totò, Troisi. E della Magnani, naturalmente».
Quali ruoli cinematografici ha rifiutato finora?
«Non posso dire di aver interpretato i ruoli che sogno, ma ho rifiutato quelli che proprio mi parevano un incubo».
Vittorio Gassman la definì un grande talento drammatico. Ha in mente di dedicarsi di più alla recitazione drammatica?
«Ho il dovere di liberare l’intensità drammatica che è in me e dar volto e voce alle umane vicende del nostro tempo».
Ma?
«Questo dovere dovrebbero sentirlo anche certi produttori che investono sugli incassi invece che sul talento. Diciamo che attendo paziente, come mi ha consigliato l’autorevole Gian Luigi Rondi, un regista che davvero mi riveli. Anche per questo sono molto grata a Michele Placido, in qualità di direttore artistico del Premio dei Cavalieri Città di Malta, mi premierà il 25 luglio a Trinitapoli, nella mia amata Puglia».
Luciana Littizzetto è stata accusata di essere troppo volgare nei suoi sketch tv. Lei che cosa ne pensa?
«Mi avvolgo nella facoltà di non rispontere».


Alla fine, lei, che è una grande realtà del nostro spettacolo, ha qualche rimpianto? E vede qualche altra nuova Sconsy all’orizzonte?
A parte ringraziarla per la stima che mi assegna, il tono con cui mi ha rivolto le sue domande attente, non posso che congedarmi da lei e dai suoi lettori con l’ironica dolcezza di Sconsy: “Ai Poster la sendenza”».

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