Cronaca locale

«Troppi rom, Milano non li può più reggere»

Manca sollecita la prefettura per lo sgombero di via Triboniano

Sabrina Cottone

È allarme sicurezza. A lanciarlo è il prefetto, Bruno Ferrante, che definisce «molto grave» lo stupro ai danni di una diciannovenne avvenuto venerdì notte a Molino Dorino. E poiché ancora una volta, la seconda nel giro di due settimane, le indagini portano sulle tracce di stranieri che vivono da clandestini a Milano, l’attenzione è concentrata su baraccopoli e campi nomadi. «C’è un problema di gestione dei campi - ammette il prefetto - è maturo il tempo di dare una risposta, altrimenti queste persone continuano a vivere nel degrado che può costituire l’humus per fatti di questo genere».
A Milano vivono quattromila nomadi su un territorio di centottantadue chilometri quadrati, con il risultato di ventidue nomadi per chilometro quadrato. Numeri che preoccupano anche Gabriele Albertini, convinto che una situazione del genere rischi di essere ingestibile. Il Comune di Milano però è sicuro di aver fatto la propria parte, con otto campi attrezzati per accogliere i nomadi e nei quali soggiornano circa 1.300 persone. Così Palazzo Marino replica chiedendo al prefetto di sgomberare via Triboniano, uno dei 153 campi abusivi della città. E riapre una vecchia polemica con la Provincia, invitando Filippo Penati a spingere sui Comuni dell’hinterland perché aprano campi nomadi che consentano di alleggerire la pressione sulla città: «Speriamo che la Provincia faccia qualcosa sull’allarme sicurezza».
Il sindaco ricorda un incontro in prefettura sollecitato proprio da lui: «Questo tema è stato totalmente rigettato dai Comuni e addirittura ha suscitato polemiche. Ora lo ripropone il prefetto e non genera polemiche ma non mi risulta che ci sia alcun risultato utile».
Insomma, secondo Albertini più che chiacchierare sarebbe bene passare all’azione allestendo campi che siano in grado di accogliere i nomadi: «Continuiamo a riparlarne ma gli unici ad aver aperto campi nomadi a Milano, sorvegliati (per quel che poco che si può) e attrezzati, siamo stati noi, un’amministrazione di centrodestra, con la sensibilità - che ci viene scarsamente riconosciuta - anche nei riguardi di queste categorie sociali». Albertini invece chiede di coinvolgere tutti: «I 189 Comuni della provincia devono fare la loro parte, cosa che abbiamo spesso sollecitato e che non è mai stata realizzata. Abbiamo quattromila nomadi su un territorio che è un sesto rispetto a quello di Roma, una concentrazione assolutamente inconciliabile con le possibilità di gestione, di sorveglianza e di accoglienza».
L’assessore alla Sicurezza, Guido Manca, con una nuova lettera scritta lunedì scorso sollecita ancora il prefetto a «un intervento urgente sul campo nomadi di via Triboniano, con il trasferimento delle persone in soprannumero nei Comuni limitrofi». L’assessore segnala anche l’emergenza di via Capo Rizzuto, uno dei 153 insediamenti abusivi che contribuiscono a creare una situazione allarmante in città. Anche Manca, come Albertini, ricorda una riunione dello scorso 8 giugno in prefettura durante la quale l’assessore provinciale Francesca Corso aveva chiesto qualche giorno di tempo per verificare le possibilità concrete: «Poiché a oggi non ci sono sviluppi, chiedo una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, per la definizione delle operazioni di sgombero della parte esterna del campo».
Anche il vicesindaco, Riccardo De Corato, invita i Comuni dell’hinterland a intervenire per accogliere i nomadi: «Cercheremo con la Provincia soluzioni alternative per la sistemazione dei campi nomadi. Noi, già da anni, la nostra parte l'abbiamo fatta.

Ora anche i comuni limitrofi si mettano una mano sul cuore».

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