Anna Astrella
da Roma
Nella querelle sullutilità-veridicità dei sondaggi scendono in campo anche gli esperti. E i professionisti della comunicazione avvertono: sono rischiosi e, soprattutto, hanno poco valore i rilevamenti realizzati così tanto tempo prima dellappuntamento elettorale.
A sposare questa tesi è principalmente Mario Morcellini, preside della facoltà di Scienze della comunicazione delluniversità La Sapienza di Roma. «I sondaggi - commenta, infatti, Morcellini - hanno scarso significato se fatti così a distanza dalle elezioni. E sono assolutamente convinto che risultano anche più imprecisi perché è alto il numero di quelli che, non essendo adeguatamente informati, non rispondono».
Insomma stando al parere degli esperti è inutile, o perlomeno prematura, la guerra dei sondaggi che in questi giorni tiene banco sia nella Casa delle libertà che nellUnione. Anzi cè di più: a sette mesi dal voto una bagarre a colpi di sondaggi potrebbe anche essere rischiosa. «È troppo anticipatoria - ammonisce, infatti, il preside di Scienze della comunicazione -. I sondaggi non sono utili in questa fase. Il rischio è di scoraggiare la partecipazione al voto: se si consolida la rappresentazione che il centrosinistra vince, ciò finisce per ridurre i motivi di pathos elettorale. Quindi - osserva categorico Morcellini - bisogna evitare lutilizzo dei sondaggi a grande distanza dal voto».
Lesperto di comunicazione prova anche a spiegare cosa succede nellelettorato che, con così largo anticipo, comunica solo la propria intenzione di voto che non sempre sarà reale. «In campagna elettorale - chiarisce Morcellini - i cittadini sentono il bisogno di migliorare la loro competenza di scelta e si informano. Questo bisogno, che è mutevole nel tempo, non è avvertito otto mesi prima del voto perché è la vicinanza o distanza dallappuntamento che lo genera o no. Tutto ciò rende i risultati di oggi meno rilevanti perché spesso sono confusi con lannuncio di voto mentre la reale autocollocazione sarà fatta solo a ridosso delle elezioni». Non è da trascurare, secondo Morcellini, neanche «leffetto avvertimento»: gli elettori scontenti, nelle intenzioni di voto, mandano un messaggio al proprio schieramento; annunciano di passare dallaltra parte, cosa, però, che non sempre si tradurrà in realtà.
Concorde nellevitare di prendere per oro colato i rilevamenti sullelettorato realizzati con così largo anticipo anche Giacomo Sani, consulente scientifico dellOsservatorio di Pavia che sulla questione contribuisce a smorzare i toni: «A distanza di mesi da una scadenza elettorale non si possono fare ragionevoli previsioni sullesito di unelezione. Le ricerche demoscopiche - osserva ancora Sani - possono solo registrare, con maggiore o minore approssimazione, gli umori del momento che sono ovviamente suscettibili di cambiamento nel corso del tempo».
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