Troppo partigiani i cortei del 25 che si "dimenticano" gli Alleati

L'ordine di insurrezione della Resistenza non fu la fine delle ostilità. Ecco i report americani sulle ultime battaglie

Troppo partigiani i cortei del 25 che si "dimenticano" gli Alleati

Il 25 aprile è un fallimento. La Festa della Liberazione (dal nazismo e dal fascismo) ha avuto l'effetto opposto a quello desiderato: invece di unire il Paese ha contribuito a lacerarlo. Infatti è diventata subito la festa di una parte sola, quella comunista e poi genericamente di sinistra. I tentativi di rendere universali le celebrazioni del 1945 sono sempre falliti. Ci provarono, ad esempio, il presidente Silvio Berlusconi e il sindaco di Milano Letizia Moratti: respinti con perdite. Inevitabile. Gli anticomunisti non possono partecipare. I cortei sono antifascisti ma non anticomunisti. Erano (e sono) propaganda non spontanea manifestazione di gioia e ricordo felice dei fatti del 1945. Inoltre le manifestazioni sono squalificate da gesti odiosi. La Brigata ebraica, che ha combattuto eroicamente accanto agli Alleati, viene sempre estromessa da fanatici con la bandiera palestinese. Dietro alla protesta contro Israele si nasconde l'antisemitismo puro e semplice. Infatti sono contestati gli ebrei in armi e non i rappresentanti della unica democrazia del Medio Oriente.

Forse il fallimento del «25 aprile» si può spiegare con la Storia. E la Storia ci dice, come potete verificare grazie agli studi di Gianni Donno presentati in queste pagine, che a liberare l'Italia furono gli Alleati; che la Resistenza ha il valore di un'importante testimonianza morale ma non è stata determinante dal punto di vista militare; che una storiografia partigiana ha cancellato il contributo dei raggruppamenti indipendenti (soldati, azionisti, cattolici, liberali); che una storiografia partigiana si è dimenticata dei militari non collaboranti coi tedeschi: furono trascinati nei lager, come testimoniato, tra gli altri, da Giovannino Guareschi; che una storiografia partigiana ha cercato di ridimensionare il ruolo degli Alleati; che i comunisti non combattevano affatto per la libertà e la democrazia ma per il compagno Stalin; che i comunisti hanno sparato contro le formazioni di altro orientamento politico; che i comunisti sono andati avanti a uccidere ben oltre il 25 aprile, operando al di fuori di qualsiasi legalità; che tutto questo, a grandi linee, è noto a chiunque abbia il desiderio di leggere e approfondire. Dopo le opere di Renzo De Felice e il successo dei romanzi «revisionisti» di Giampaolo Pansa, il mito della Resistenza è stato ricondotto alla sua reale portata. Ora si cerca di ridimensionare l'apporto degli Alleati.

Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclama l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, col chiaro intento di anticipare l'arrivo degli Alleati per rivendicare poi il proprio ruolo come essenziale. I partigiani liberano le città del Nord: le sparatorie si trascinano per qualche giorno. Poco distante, gli alleati continuano a morire. Il 26 aprile si spara intorno a Parma. In città, gli americani sono accolti da mitragliatrici, cecchini, carri armati e mortai. Il 27 aprile scoppia una battaglia a San Pietro in Cerro, vicino a Busseto. I reparti nazisti in fuga giocano la carta della disperazione. Il 28 aprile gli americani passano il fiume Po e si dirigono verso Bergamo e Milano. Il 29 aprile si consuma lo scempio dei cadaveri di Benito Mussolini e Claretta Petacci a Piazzale Loreto, Milano. Nella mattinata dello stesso giorno gli americani entrano nel capoluogo lombardo.

Il 2 maggio si concludono i combattimenti sul suolo italiano.

Il 25 aprile è una data simbolica. Visto che ha fallito, potremmo celebrare l'ultima battaglia, quella di San Pietro in Cerro, il 27 aprile. E perché non il 2 maggio, termine della campagna d'Italia?

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