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«Troppo tempo perduto: ora manca la flotta»

da Milano

Ci risiamo con la querelle di un’Alitalia divisa tra Malpensa e Fiumicino?, chiediamo a Paolo Rubino, partner della società di consulenza aeronautica Aerbiz ed ex direttore passeggeri di Alitalia. «I due aeroporti - risponde Rubino - negli ultimi 10 anni, sono stati afflitti da un approccio retorico: si è perso tempo con l’ideologia del hub. Milano e Roma sono due mercati che qualsiasi compagnia aerea ci invidia e avrebbero meritato seri investimenti da parte di Alitalia, di Sea e Adr. Non è stato fatto, e i tempi del trasporto aereo non consentono un recupero immediato degli errori. Il mercato si presidia con la flotta e un rafforzamento di quest’ultima ha tempi non inferiori ai 3-5 anni dalla decisione, che finora non è stata presa».
Perché tanti anni?
«In passato, diciamo ancora fino al 2006, Alitalia avrebbe potuto sviluppare la rete sia da Malpensa, sia da Fiumicino. Oggi, tale opzione è impossibile non per assenza di volontà o capacità, ma per l’oggettiva situazione nel mercato degli aeromobili di lungo raggio nuovi e usati: sia i modelli Boeing sia quelli Airbus non sono disponibili realisticamente prima del 2011. Senza flotta sufficiente non si presidiano due importanti mercati come Roma e Milano».
Perché gli aerei non stati ordinati?
«Per mancanza di coraggio. Questo è un paradosso: per ben due volte, nel 2002 e nel 2005, il mercato ha ricapitalizzato Alitalia versando più di 2,5 miliardi. Alitalia ha tradito questa fiducia non investendo in flotta quei mezzi».
Come sono stati spesi quei soldi?
«Si è trattato di un circolo vizioso. I mancati investimenti in flotta hanno mantenuto l’apparato industriale dell’azienda in uno stato di inefficienza. L’inefficienza ha generato perdite sempre più gravi. Le perdite sono state coperte con la liquidità delle ricapitalizzazioni. L’esaurirsi progressivo della cassa ha generato paura e disorientamento nel management che si è concentrato sul taglio costi, fino a incidere sulla qualità del prodotto e sul morale del personale. Tutto ciò è ancora più grave se si considera che, nel periodo 2002-2005, le condizioni di acquisto degli aeromobili sul mercato sono state eccellenti per i compratori».
Come valuta il piano che Alitalia sta predisponendo?
«Non lo conosco ma, sulla base dei dati di scenario, penso che l’unica strada praticabile a breve consista in un impietoso taglio della flotta inefficiente, nella concentrazione in una sola base della flotta residua, nella focalizzazione sulle competenze storiche dell’azienda e, quindi, nel rapido recupero della profittabilità. In parallelo, sul piano strategico, andrebbero negoziati i contratti con i costruttori di aerei per l’espansione organica della flotta, che, ripeto, non è prevedibile prima del 2011».
Tagli di flotta vogliono dire ritiro da Malpensa e riduzione del personale?
«I tagli sono inevitabili perché, anche ad aver tanti soldi da investire, nel breve non ci sarebbe nulla da comprare. Il rapido ritorno al profitto, tuttavia, consentirebbe di programmare il futuro».
Cosa tagliare, tra Roma e Milano?
«Considerata la storia di Alitalia, i costi opportunità, le caratteristiche diverse dei due mercati, il grado diverso di difficoltà di una riconquista, fra quattro anni, del mercato abbandonato, direi che il presidio di Roma è una scelta obbligata.

È più facile, oggi, che la minore offerta di Alitalia da Milano, sia sostituita in modo organico da altri operatori che non su Roma, dove l’interesse della concorrenza è teso a sfruttare la stagionalità dei flussi turistici incoming».

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