Tu chiamale se vuoi... tassazioni

Tu chiamale se vuoi... tassazioni

Zuppa estiva, ma come vedrete molto istituzionale.
Partiamo dal nostro recente chiodo fisso: il San Raffaele. L’ospedalone di Milano e di Don Verzè e sul quale ha messo i suoi occhi la Procura di Milano e il pm Orsi. Gli avvocati che stanno lavorando a salvare il salvabile, hanno in testa un’idea precisa. L’ospedale e l’università funzionano. Eccome. Sono delle eccellenze. Se venissero travolte dalle inchieste e dai debiti del gruppo, si getterebbe a mare una grande risorsa del Paese. Si deve evitare a tutti i costi il patatrac. L’ipotesi a cui si sta lavorando è quello di costruire una bad company e una good company. Insomma mantenere in vita la parte buona delle attività di Don Verzè: banche e fornitori potrebbero rinunciare ad una quota dei loro crediti. In fondo se il San Raffaele dovesse continuare nella sua operatività ci sarebbe tempo e opportunità per tutti di recuperare quanto perso. Ma c’è il rischio che l’indagine condotta da Orsi faccia precipitare la situazione. In effetti la Procura avrebbe in mano una carta vincente: una gola profonda. L’uomo che per anni ha sostanzialmente fatto da chaperon al Fondatore e che poi è diventato il punto di riferimento della Security: il Tavaroli di Don Verzè. Sarebbe lui l’uomo che sta raccontando le segrete cose del San Raffaele: dettagli, ingaggi, appalti e divisioni di responsabilità. E come direbbero in un pessimo poliziesco americano, «sta cantando».
Meno seria, ma ugualmente deficitaria, la condizione delle finanze pubbliche dell’Isola di Stromboli. La storica libreria è in difficoltà, i turni della nettezza urbana sono stati ridotti, la tassa di 1,5 euro per mettere piede sull’isolotto vulcanico viene prelevata dal sindaco di Lipari e Iddu (come chiamano il Vulcano) borbotta che è una bellezza. A tenere botta l’intraprendente e sempre fornito alimentari Marano che ha visto crescere il suo fatturato e ha soddisfatto le richieste del presidente Giorgio Napolitano e di una folta pattuglia di ospiti di Dolce & Gabbana. Ma il presidente, probabilmente per lo stress della situazione politica, sembra essersi rilassato molto poco. Una brava giornalista che si è permessa di raccontarlo su Oggi come una persona comune che si muove tra gente comune e rispettoso delle prerogative e dei poteri costituzionali (insomma il solito brodino che piace al Quirinale) si è beccata una scenata del sommo capo delle nostre istituzioni che non fa onore alla somma sommissima e istituzionale carica. Per carità di patria anche noi censuriamo lo sfogo di Iddu. Ma la zuppa deve un po’ di solidarietà alla collega di cucchiaio e si stupisce (mica tanto) della spezia male digerita delle istituzioni.
L’ultimo ingrediente riguarda il cibo avariato. Attenzione alle etichette che vi raccontano un sacco di balle. La più grossa, di queste ore, è quella del contributo di solidarietà. Si scrive così, ma si deve leggere aumento delle tasse sui redditi. L’agenzia delle entrate nella sua ultima circolare esplicativa della manovra estiva parla per tre volte di «razionalizzazioni». Balle: si tratta di aumenti delle imposte. Favoloso l’atto parlamentare del 26 luglio. Si legge: «Semplificazione dell'attività edilizia» articolo sei comma quattro.

La norma dice che se mi azzardo a fare anche una banale ristrutturazione nel mio quartierino devo installare una centralina per la ricarica dei vicoli elettrici. Bella idea. Evviva le semplificazioni e le razionalizzazioni.
Come ha detto il presidente Napolitano: «Io a voi non vorrei più vedervi».

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