La Turchia rifiuta gli aiuti e Israele pensa a uno sgarbo

La Turchia rifiuta gli aiuti e Israele pensa a uno sgarbo

GerusalemmeDopo il forte terremoto che ha colpito l’Est del Paese, la Turchia ha declinato l’offerta di aiuti da parte della comunità internazionale. Nel sisma di 7,2 gradi della scala Richter sono rimaste uccise oltre 270 persone e sarebbero 970 gli edifici collassati. Nonostante il numero delle vittime e gli ingenti danni, il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia è in grado di fare fronte da sola all’emergenza e ha rifiutato per ora l’intervento di soccorritori stranieri.
Tra le offerte d’aiuto sono arrivate anche quelle di Armenia e Israele, due Paesi con cui Ankara ha relazioni diplomatiche tese. Domenica, il presidente israeliano Shimon Peres ha telefonato alla controparte turca Abdallah Gul. «In un momento difficile, Israele è pronto a offire qualsiasi aiuto richiesto», avrebbe detto il leader israeliano. Un portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha detto al Giornale che Ankara ha rifiutato con educazione l’offerta, spiegando di aver fatto lo stesso con molti altri Paesi e che quindi non si tratta dell’ennesima crepa tra i due vicini.
In Israele, però, ad alcuni politici e su alcuni giornali è sorto comunque il dubbio che ci fosse del personale sotto l’educato rifiuto. «Ho l’impressione che i turchi non vogliano il nostro aiuto», ha detto al canale nazionale Channel 2 il ministro della Difesa Ehud Barak. Non molto tempo fa, prima del raid israeliano del 2010 contro la nave Mavi Marmara in rotta verso Gaza, in cui sono rimasti uccisi nove cittadini turchi, Israele e la Turchia erano alleati e la loro relazione nell’area era unica e forte. Per Israele, che non è riconosciuto dalla maggior parte dei Paesi della regione, l’amicizia turca era pilastro importante. Quasi un anno fa, in occasione di un altro disastro, gli incendi sul monte Carmelo, in Israele, che hanno ucciso 41 persone, la Turchia, nonostante i problemi diplomatici, aveva spedito i suoi idrovolanti. Il gesto aveva fatto pensare a una distensione. La situazione in realtà è andata poi peggiorando e il mese scorso, davanti al rifiuto israeliano di presentare scuse ufficiali al governo di Erdogan per il raid contro la Mavi Mamara, Ankara ha richiamato il suo ambasciatore.
Il rifiuto di domenica «è una continuazione dell’animosità turca nei confronti di Israele», spiega al Giornale Efraim Inbar, esperto israeliano di relazioni con la Turchia. Secondo Inbar, infatti, Ankara ha accettato l’intervento di una squadra di soccorritori del vicino e amico Azerbaijan, rinunciando ad altri aiuti. Il rifiuto arriva in un momento in cui Israele è preoccupato dagli avvenimenti regionali.

In un Medio Oriente nel mezzo di epocali trasformazioni, una ristrutturazione delle relazioni con la Turchia aiuterebbe Israele a evitare l’isolamento. Il vice premier Dan Meridor ha infatti detto che il Paese deve fare «tutto quello che può per ricostruire le relazioni con la Turchia».

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