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Turchia Un villaggio usa ancora il greco di Giasone

Il greco di Giasone e degli Argonauti sopravvive ancora oggi in un dialetto parlato da poche migliaia di persone in un’isolata comunità nel nord-est della Turchia, in quella che durante l’antica Grecia era la colonia di Pontus. In una scoperta senza precedenti per i linguisti, il dialetto Romeyka, una varietà del greco di Pontus che veniva parlato nella zona migliaia di anni fa, è più simile al greco antico nel suo vocabolario e nella sua struttura di qualsiasi altra lingua parlata oggi. Secondo gli studiosi, potrebbe servire a meglio comprendere l’evoluzione della lingua di Omero dalla sua forma antica a quella odierna. «Il Romeyka conserva un numero sorprendente di caratteristiche grammaticali che danno un sapore greco-antico alla struttura del dialetto», ha dichiarato Ioanna Sitaridou, docente di filologia romanza dell’università di Cambridge. Un’analisi della grammatica Romeyka mostra come il dialetto sia per molti versi simile alla lingua parlata quando l’influenza della Grecia sull’Asia minore era al suo apice, tra il quarto secolo prima di Cristo ed il quarto secolo dopo Cristo. A preservare il dialetto per così tanti tempo è stato il profondo isolamento della comunità che lo parla: stretti in un piccolo gruppo di villaggi nei pressi della cittadina di Trabzon - in un’area che circa 1.000 anni prima di Cristo sarebbe stata per l’appunto visitata dall’equipaggio della nave Argo nel suo mitico viaggio per il recupero del vello d’oro in Colchide - i parlanti Romeyka raramente si sposano al di fuori dei loro clan e ancora oggi suonano uno strumento molto simile alla lira.

Il dialetto è tuttavia in pericolo, a causa dell’emigrazione dei giovani e dell’influenza turca. Con soltanto 5mila persone a parlarla, il Romeyka potrebbe diventare una lingua tradizionale, non più una lingua viva. Con la sua scomparsa se ne andrebbe un’opportunità di svelare come la lingua greca si è evoluta.

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