Erika Falone
Si chiama Puc: è il piano urbanistico del Comune di Genova. Ed è stata una modifica a questo piano ad essere al centro delle polemiche scoppiate in aula rossa ieri pomeriggio a Tursi. Una lunga discussione, sulla quale aleggia, probabilmente, la lunga ombra della Coopsette.
La scorsa settimana, sempre in sede di consiglio comunale, l'assessore alla Qualità urbana, Bruno Gabrielli, aveva presentato una delibera con la quale si sarebbero potuti abbassare i rapporti delle volumetrie trasferibili da ponente a levante della città, da un rapporto uno a uno a un rapporto 1:0,5. Il regolamento esistente prevedeva che per un edificio demolito a ponente, si potesse edificare un volume equivalente a levante.
Con la nuova delibera, invece, quella presentata la scorsa settimana dall'assessore alla Qualità urbana, i metri cubi edificabili corrisponderebbero alla metà del volume demolito. Questo consentirebbe un minor densità di nuovi edifici sul territorio.
«Martedì scorso, a sorpresa - racconta Gianni Bernabò Brea, consigliere di Alleanza Nazionale -, al momento di votare la delibera che avrebbe ridotto i volumi edificabili, molti consiglieri di sinistra si sono alzati e se ne sono andati. Facendo così mancare il numero legale per la votazione».
La modifica al Puc è stata quindi riproposta ieri in consiglio Comunale. Praticamente identica alla precedente, ma con una clausola: sarà operativa solamente dopo 18 mesi dalla sua approvazione. Vale a dire che gli eventuali progetti già presentati continueranno a beneficiare del rapporto 1:1, per ora in vigore. E qui, la destra, paventa il fantasma di Coopsette che ne sarebbe, ovviamente, fortemente avvantaggiata. «Continuiamo a non capire perché la settimana scorsa abbiano fatto in modo di non votare una proposta - continua Bernabò Brea - che, oggi, con la sola aggiunta della clausola dei 18 mesi, sostengono su tutti i fronti».
Da sinistra, Verdi compresi, parlano di incomprensioni. «Non è facile addentrarsi in questi problemi di urbanistica - si giustifica l'assessore Gabrielli -. Tanto meno spiegarli». Certo, ma almeno provarci non sarebbe male. È un botta e risposta. «La variante urbanistica approvata - dice Edoardo Rixi, capogruppo di Lega Nord - nulla toglie alla speculazione di grandi gruppi che, così, avranno più tempo per coprirci di colate di cemento».
«Ma da oggi in poi non ci troveremo più davanti a cose fatte - risponde ancora «il verde» Brignolo -. Con l'emendamento che oggi abbiamo aggiunto alla delibera, prima di essere approvato, qualsiasi progetto passerà dal Consiglio per la discussione». E mentre molti alzano le spalle facendo capire che tanto, discussione o non discussione, poco potrà cambiare, le parole da sinistra si fanno sempre più fumose. Quel che è chiaro è che il provvedimento rischia di dare via libera al cemento nelle - poche - aree verdi cittadine. Altro che salvaguardia dell'ambiente, di levante o ponente che sia.
La polemica si infiamma, e non solo quella. «Siamo dovuti nuovamente intervenire per spegnere un principio di incendio in aula - tuona improvvisamente il capogruppo Patrizia Poselli dagli scranni di Rifondazione comunista -. I colleghi che fumano sono pregati di stare più attenti. Qui andiamo a fuoco».
Chi rischia di andare a bagno, invece, è proprio la maggioranza. Nella sala rossa è il caos. «Avete complicato talmente tanto le carte in tavola - interviene Beppe Costa, Forza Italia - che adesso non vi capite più neanche tra di voi».
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