Le tute blu contro Cofferati: mette a rischio 120 lavoratori

Le tute blu contro Cofferati: mette a rischio 120 lavoratori

Claudia B. Solimei

da Bologna

Sergio Cofferati blocca da sindaco di Bologna il trasloco dalla città all’hinterland di un’azienda, la Fonderie Sabiem di Roberto Fochi, frutto di un’intesa, siglata nel 2003 con i sindacati confederali, che doveva salvare 120 posti di lavoro. E sull’ex leader della Cgil piovono, di nuovo, le critiche dei rappresentanti dei lavoratori, che chiedono un chiarimento.
Il piano di delocalizzazione prevedeva, secondo la proposta dell’azienda, la realizzazione di appartamenti e uffici nell’area dello stabilimento, sulla via Emilia Ponente. «Una proposta irricevibile» secondo il sindaco, perché la zona è già congestionata. I sindacati avvertono: così si rischiano di perdere quei posti di lavoro. Ma dal Cinese ottengono una risposta secca: «Invito a non prendere lucciole per lanterne. Se l’azienda drammatizza, la responsabilità è dell’azienda, non dell’amministrazione. Spero che il sindacato se ne renda conto».
«Prendo atto delle dichiarazioni del sindaco» si è limitato a dire Alessandro Alberani, segretario provinciale della Cisl, che oggi incontra i colleghi di Cgil e Uil. Sul caso si incrociano le critiche del centrodestra: «Bloccare un piano aziendale è sbagliato - dice Enzo Raisi, deputato di An ed ex assessore alle Attività produttive con Guazzaloca -. Ma il vero problema è che Cofferati in un anno e mezzo non ha fatto e detto nulla per le attività economiche della città. Il Comune doveva pensare a un piano alternativo». Alecs Bianchi, consigliere comunale dell’Udc, se la prende anche con i sindacati: «Non possono decidere loro dell’assetto urbanistico di una zona così importante di Bologna».
Ma lo scontro con i sindacati non è l’unico fronte aperto in queste ore sulle ultime prese di posizione del Cinese: l’altro caso è quello del giro di vite annunciato, ancora una volta in nome della legalità, come per i nuovi sgomberi che sono già in arrivo, nei confronti di immigrati e rom che fanno i lavavetri ai semafori, giudicati troppi e «troppo aggressivi». Rifondazione comunista è insorta, invitando Cofferati a mandare piuttosto i vigili urbani a fare le multe ai cantieri dove si lavora in nero; Valerio Monteventi, consigliere comunale del Prc vicino ai no global, arriva a dire che la Bologna di Cofferati assomiglia sempre più alla Treviso del sindaco-sceriffo Gentilini, della Lega; gli stessi vigili sono perplessi: «Dovremmo fare multe ai lavavetri?» si chiede un delegato Cgil dei fischietti che aggiunge: «Ma cosa può importare una multa a chi non ha una casa?». I partiti della Cdl, invece, applaudono alle parole del sindaco, e addirittura il Carroccio parla di «un miracolo».

Non è dello stesso avviso la Curia di Bologna: don Giovanni Nicolini, vicario episcopale per la carità dell’Arcidiocesi, boccia il sindaco: «Per quello che ne so io, molti di coloro che fanno i lavavetri si vergognano, vanno a svolgere questa attività lontano proprio perché non è ammirevole». E ora, conclude, rischiano di essere allontanati anche da lì, quando «dovremmo chiederci cosa possiamo fare, quale soluzione ci potrebbe essere».

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