Tutta An converge su Aracri Ma su Selva è scontro finale

Francesco Aracri è il nuovo coordinatore regionale di Alleanza nazionale. È stato eletto per acclamazione dai 468 delegati che ieri gremivano la sala dell’Hotel Summit in cui si è tenuto il congresso regionale. L’accordo unitario sul nome di Aracri ha reso inutile il voto, previsto dal nuovo statuto. E così alle 15, per chiudere la pratica è bastato che il presidente dell’assemblea, Roberto Menia, invitasse i presenti a sancire con un applauso l’elezione del coordinatore, che rientra in carica dopo essere stato nominato dal presidente Gianfranco Fini 18 mesi fa.
Ma proprio sul finale un imprevisto aveva spezzato l’atmosfera idilliaca che sembrava regnare in sala. A creare la suspense, uno dei due ordini del giorno che il «federale» Gianni Alemanno aveva chiesto di mettere ai voti in chiusura del suo intervento. Un documento in cui il congresso chiedeva a Fini, «di promuovere un’azione disciplinare nei confronti del senatore Gustavo Selva - per l’affaire dell’ambulanza utilizzata per raggiungere gli studi televisivi di «La7» - finalizzata alla sua espulsione da An». «Così com’è non posso votarlo - aveva dissentito dal podio il senatore Andrea Augello, leader della minoranza interna -. Qui non si fanno processi sommari. Spetta all’assemblea nazionale deferire Selva e avviare un procedimento disciplinare per accertarne le eventuali responsabilità». Alemanno incassava e dopo aver stigmatizzato ancora il comportamento di Selva, accettava di eliminare il passaggio sull’espulsione sostituendolo con un «chiede al presidente di promuovere un’azione disciplinare per accertare le sue reali responsabilità»: mozione approvata all’unanimità. Con il primo ordine del giorno erano invece stati designati i venti componenti del coordinamento regionale: 16 quelli della maggioranza Alemanno-Rampelli (6 membri per quest’ultimo). Quattro (pari al previsto 20 per cento) gli «augelliani», che incassano anche la vicepresidenza con Bruno Prestagiovanni.
Prima del «caso Selva» il dibattito non aveva riservato sorprese: in mattinata i saluti delle altre delegazioni, tra cui quella dell’Udc guidata da Luciano Ciocchetti e quella di Forza Italia con il coordinatore regionale Francesco Giro («in autunno dobbiamo incontrarci e costruire un comitato politico che ci prepari alle future sfide elettorali. Un “comitato 1974”, in ricordo del grande convegno sui mali di Roma organizzato dalla Caritas di Don Luigi Di Liegro»). Poi la relazione di Aracri, incentrata sul concetto di «regione cerniera», e quelle degli altri esponenti (tra cui il senatore Cursi e l’ex presidente della Provincia, Moffa).

A chiudere i tre big: Andrea Augello («questa non è la giornata in cui si risolvono tutte le nostre contraddizioni, ma quella in cui proviamo a cambiare passo»), Fabio Rampelli («dobbiamo ripartire dai nostri errori. Via le caste per rendere i cittadini protagonisti») e Gianni Alemanno: «Rilanciamo il tema dell’identità. Nel Lazio, dopo aver superato veleni e problemi interni, siamo pronti a ripartire uniti».

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