da Roma
Viaggio nei mali della Roma, nelle pieghe di una crisi che ha distrutto il giocattolo giallorosso. Un percorso a tappe, per scoprire i perché di una pericolosa involuzione. Nonostante le dichiarazioni di facciata («Restiamo uniti, si rimette tutto a posto») tra Spalletti e i suoi ragazzi non cè più feeling: in molti, nello spogliatoio, non hanno perdonato al tecnico linfatuazione per il Chelsea e per le proposte di Abramovich. Da lui, che ha spesso parlato ai suoi uomini di «comportamenti giusti», senatori e gregari si sarebbero aspettati altri atteggiamenti. La stessa società non ha metabolizzato quella scappatella. Una frattura che non si è sanata e che ha dato vita ad altri screzi, nel momento in cui sono stati individuati gli acquisti da inserire in una squadra troppo bella per essere migliorata. Spalletti avrebbe voluto Mutu e Malouda, ma a Trigoria, nonostante i tentativi fatti da Pradè per acquistare il romeno, sono sbarcati il modesto Loria, levanescente Menez, il sopravvalutato Riise e il macchinoso Baptista.
Altri temi: preparazione, modulo e infortunati. La Roma, per organizzare la stagione, si è radunata il 20 luglio, in netto ritardo rispetto alle altre regine del torneo. E durante le sedute estive, Spalletti non ha mai pensato di cambiare look al suo team, fedele allormai prevedibile 4-2-3-1. E ora allorizzonte spunta la parola divorzio. Le voci che vedrebbero Spalletti planare a fine torneo sulla panchina della Juventus, destinazione caldeggiata dal suo staff (lipotesi Milan resta aperta), con il passare dei giorni diventano sempre più reali. Voci che vanno a braccetto con il gradito arrivo nella capitale di Ancelotti. E pensare che, nei giorni seguenti il contatto con il Chelsea, una persona amica aveva consigliato a Spalletti di prendersi un anno sabbatico per pianificare al meglio le prossime crociate. Luomo di Certaldo, però, dopo aver fatto due conti (guadagna 3,6 milioni lordi a stagione...), avrebbe riposto lidea in un cassetto. Ma ora il disagio coinvolge anche i collaboratori tecnici, mal sopportati dalla squadra. Lo stesso Baldini non riscuoterebbe consensi a causa di alcuni atteggiamenti poco graditi: avrebbe rispetto per i big si dice - ma sarebbe troppo rigido con i giocatori meno blasonati. Insomma, la polveriera giallorossa potrebbe esplodere da un momento allaltro. Spalletti vede ombre e fantasmi ovunque e ieri, a un mese dalla scomparsa di Franco Sensi, Trigoria ha fatto da sfondo al confronto tra il tecnico e i tifosi che hanno scritto sul muro di cinta la frase «Mo basta».
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