Tutti d’accordo per anticipare le elezioni politiche, ma non è facile trovare un modo costituzionalmente accettabile per sciogliere in anticipo il Parlamento La Cdu a Schröder: «Non perdere tempo» Incalzato dall’opposizione, il Cancelliere dovrà ri

La sfidante sarà Angela Merkel, ma la nomina verrà ufficializzata solo lunedì 30

Salvo Mazzolini

da Berlino

Quasi certamente i tedeschi si recheranno a votare domenica 18 settembre, un anno prima della data prevista. Ma le tappe per arrivare all’appuntamento elettorale non sono ancora del tutto chiare e il percorso da seguire per sciogliere il Parlamento e convocare le elezioni anticipate è al centro di contatti frenetici tra le centrali dei partiti. Secondo la tradizione politica tedesca, il Parlamento può essere sciolto prima della scadenza naturale della legislatura solo in due circostanze. Quando il Cancelliere non dispone più della maggioranza necessaria per governare e non c’è una maggioranza di ricambio. Oppure in caso di ribaltoni: quando si forma una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne. Come avvenne nell’82 quando Kohl, a metà legislatura, rovesciò la coalizione di centrosinistra del Cancelliere Schmidt e subito chiese che il cambio di governo venisse confermato dagli elettori. Il voto anticipato chiesto a sorpresa da Schröder dopo la batosta del suo partito nella Vestfalia-Renania del Nord non rientra in nessuno dei due casi poiché l’attuale coalizione rossoverde dispone ancora di una maggioranza al Bundestag, seppure esigua ed incerta, che in teoria permetterebbe di governare fino alla fine della legislatura. E l’opposizione non ha la forza per formare una nuova maggioranza.
Di qui il grattacapo che sta tormentando politici e costituzionalisti alla ricerca di una soluzione per sciogliere il Parlamento. La soluzione che sta prevalendo è che un certo numero di deputati della maggioranza si assumano l’ingrato compito di non votare per il proprio schieramento. In altre parole il Cancelliere Schröder chiederà la fiducia (sembra il primo luglio) e, secondo quanto concordato, una ventina di parlamentari rossoverdi si asterranno o si daranno malati. A questo punto il Presidente della Repubblica, Horst Köhler, sarà autorizzato a sciogliere il Parlamento. Un finale poco nobile per la coalizione rossoverde, paragonato da alcuni commentatori ad un atto formale di suicidio o ad un trucco per aggirare la Costituzione, ma a quanto parte l’unica via possibile per far prevalere una volontà politica sulla quale sono tutti d’accordo. «L’importante è che si trovi il modo di andare a votare al più presto. Ogni giorno in meno della coalizione rossoverde equivale a un giorno in più per la Germania», ha detto Angela Merkel, leader della Cdu, l’Unione cristianodemocratica, che ieri, sorridente e felice, ha tenuto la sua prima conferenza nelle vesti di Kanzlerkandidatin, di candidata dell’opposizione alla Cancelleria.
Per la verità l’investitura ufficiale ci sarà solo il 30 maggio ma non ci sono dubbi che sarà lei a guidare il centrodestra nella corsa per la riconquista della Cancelleria. Le notizie di questi giorni sono musica per le sue orecchie. Tutti i grandi del suo schieramento si sono pronunciati a suo favore, anche i suoi avversari interni come il leader dell’ala bavarese, Edmund Stoiber, che nel 2002 perse per un pelo la sfida contro Schröder. E i sondaggi segnalano che se si votasse oggi al partito della Merkel andrebbe il 46 per cento dei voti mentre ai socialdemocratici, il partito di Schröder, il 29 per cento. Numeri più che sufficienti per sostituire i rossoverdi con i gialloneri (nero è il colore della Cdu, giallo dei liberali, i futuri alleati di governo).
Senza attendere la nomina formale a Kanzlerkandidatin, che nel costume tedesco equivale ad una vera e propria carica, Frau Merkel ha già dato il via alla campagna elettorale. Ha detto che al primo posto c’è la lotta alla disoccupazione ma ha aggiunto: «Ci occuperemo anche di chi il lavoro lo cerca e non lo trova». Parole abili e mirate a catturare il voto di quei cinque milioni di disoccupati che vivono in uno stato di duplice angoscia: perché non trovano un posto adeguato e perché temono di perdere il sussidio di disoccupazione secondo le nuove norme varate dai rossoverdi.
Ben diverso il clima nella Willy Brandt Haus, il palazzone nel centro di Berlino dove ha sede il partito socialdemocratico. Schröder si dice certo che il voto anticipato premierà la sua decisione di consultare gli elettori prima di continuare sulla via delle riforme. Ma le analisi del voto di domenica indicano l’esatto contrario. La sinistra ha perso voti e molti non solo tra i ceti medi di centro ma persino nel bacino industriale della Ruhr, area prevalentemente operaia. Secondo Wolfgang Wessels, autorevole politologo dell’Università di Colonia, si tratta di due indicazioni diverse ma entrambe allarmanti per i socialdemocratici. Nella Ruhr la socialdemocrazia ha perso perché gli operai si sentono traditi dalla sinistra. In passato non andavano a votare, ora invece votano centrodestra.

Quanto all’elettorato fluttuante di centro, quello che fa la differenza, il voto per la Cdu non è di protesta, secondo Wessels, ma dovuto ad un riflesso inconscio che giace nei tedeschi: quando l’economia va male si pensa che la destra sia più brava a gestire il Paese, quando va bene ci si permette il lusso di votare a sinistra. Purtroppo per Schröder le cose vanno male.

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