Tutti i genovesi e i liguri nella storia del giornalismo

Tutti i genovesi e i liguri nella storia del giornalismo

Il Vittorioso di Vittorio Feltri con Stefano Lorenzetto, edito quasi strenna natalizia da Marsilio, è una denuncia, sostenuta dai fatti, contro la sospensione dell'Ordine al direttore del Giornale. Una sospensione che i lettori hanno decretato come illiberale, a senso unico, offensiva della libertà di stampa. Il libro narra la storia del direttore di otto giornali importanti, di cui Libero da lui fondato, con una vocazione che nasce in un bambino, orfano di padre a sette anni, fattorino a 14, e di scelte non determinate dallo «spingi spungi» di Santi protettori.
Sembrerebbe eccentrico recensire un testo non ligure, ma due le ragioni: il Giornale in Liguria conta una compatta famiglia e il libro, pur spaziando a livello nazionale, rappresenta bene anche la nostra regione. Per questa basta ricordare tre nomi: Anna Maria Ortese, Massimo Donelli, Piero Ottone. La Ortese da Rapallo manda al Giornale un'accorata lettera, quasi suo testamento spirituale, per perorare la causa di Joseph O' Dell condannato a morte per stupro e assassinio, ma che si dichiarava innocente e quando un altro era ormai reo confesso. Per lui Feltri si batteva con un'appassionata campagna di stampa. Donelli, «compagno di banco» di Feltri al Corriere d'Informazione, è figlio di un pesatore della Culmv, la Compagnia unica lavoratori merci varie del Porto di Genova. A 21 anni offriva al lettore «risposte che nessun altro avrebbe saputo dare, in maniera semplice, chiara, efficace». Piero Ottone, già direttore del Secolo XIX, quindi del Corriere della sera al primo articolo di Feltri gli dice: «Bene, molto bene, peccato per quel congiuntivo». Feltri lo ricerca senza venirne a capo; anni dopo ne chiede ad Ottone e questi: «Caspita, così cattivo ero?». Aveva inventato per tenere sulle spine il «pivellino».
Da questa premessa e a scorrere i 530 nomi di persone citate si capisce che questa Storia del Giornalismo ai giorni nostri, narrata da un protagonista, è per chi aspira a lavorare nel settore da delibare più del Murialdi. Racconta di Giornalismo senza annoiare come si può di Volontariato e Carità, calando le idee in storie di uomini.
Una grande Storia ad iniziare da Le XII tavole della legge dell'Arena il giornale da cui proviene Lorenzetto quando Feltri lo chiama come direttore vicario. Le aveva stilate il cronista Dario Papa e basti la settima a strapparci un sorriso: «Relazioni su banchetti discorsi politici funerali premiazioni, in generale le cose noiose, le manderai agli altri. Se le stamperanno avrai la nostra gratitudine».
Il libro mette in primo piano il fattore economico, cioè la necessità di un lavoro ben fatto, innovativo anche nella grafica, appetito dalla fascia di lettori cui si rivolge, ma con un obiettivo: l'aumento della tiratura. Il quinto capitolo è dedicato al successo di Feltri in quello che definisce il «Gioco delle copie» per far fruttare l'Azienda-Giornale e quando Lorenzetto gli chiede se si senta «successore di Montanelli o erede», Feltri fa professione di umiltà però ammette che per Indro il Giornale era una Onlus. Ma è figlio vero in quel «solo un giornalista» che Indro diceva di sé.
Molti i giudizi penetranti. Del Cavaliere afferma: «Ci rimasi male quando vidi che Mani Pulite sbaragliava il pentapartito e lasciava i comunisti, senza più avversari, liberi di vincere le elezioni. Fu lì che Berlusconi entrò in azione e salvò la democrazia». C'è - è ovvio - anche la storia degli scoop da Affittopoli ad una fase amicale con Di Pietro di cui solo poi afferra l'inganno: «Gli storici dovranno domandarsi perché il simbolo di Mani Pulite sia stato eletto senatore nelle liste del partito risparmiato dalle sue inchieste».
Viene ripercorso lo scoop su Fini e la Casa di Montecarlo e il caso Boffo, in cui rimane vera «la condanna per molestie telefoniche ad una signora». Si chiede perché Angelo Bagnasco, presidente della Cei che detiene il 75% del pacchetto azionario dell'Avvenire attraverso la Fondazione di religione Santi Francesco e Caterina, abbia tardato a reintegrarlo. Il 18 ottobre 2010 Boffo è stato nominato direttore di Tv2000, l'emittente della Cei. Triste che un direttore faccia giri di valzer solo in ambito della stampa cattolica, quasi questa fosse un ghetto. Chi dirige un giornale cattolico non deve essere un vetro trasparente come voleva Ernesto Calligari, che guidò (1885/1917) Il Cittadino di Genova?
Il libro è anche una testimonianza del carattere di Feltri: dall'esordio a 19 anni sull'Eco di Bergamo, dove poi tutti venivano sistemati non lui (un corporativismo tanto peggiore in ambito cattolico!), poi assunto alla Notte da Nutrizio per riconoscimento dell'esser in gamba, quindi la bella carriera.


Di Feltri ci colpisce che è un onesto come del resto Lorenzetto: da qui un incontro tra due umanità. L'acqua chiara e sorgiva dell'umanità di Lorenzetto buca la scorza montanara di Feltri e ne sgorga petrolio. Le due ricchezze si sommano e il libro si fa ricco pranzo di Natale per noi!

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