Tutti a Napoli per l’esame Ecco la città del bengodi dove i concorsi sono facili

Psicologi, ingegneri, commercialisti alla ricerca delle sedi più favorevoli. In testa il capoluogo campano. Ogni ateneo è libero di organizzare le prove come meglio crede

Tutti a Napoli per l’esame 
Ecco la città del bengodi 
dove i concorsi sono facili

Si incontrano su internet per scambiarsi informazioni. Emigrano spudoratamente in cerca dell’indulgenza, della clemenza, della generosità. Sono i futuri professionisti d’Italia, quelli che manca l’esame di Stato e poi ce l’hanno fatta. Ogni destinazione è possibile. Non si guarda a spese. Da Milano a Reggio Calabria, da Catania a Napoli, andata-ritorno possibilmente low cost. L’importante è avere la dritta giusta: «Lì la commissione è di manica larga». Via, si parte. Un giro su internet per trovare flotte di aspiranti commercialisti che invocano la soffiata sulla sede giusta. Li chiamano i globetrotter degli esami, quelli che manca l'ultimo e poi la vita (lavorativa) sarà tutta in discesa. Ma l'esame di Stato resta l'angoscia più grande per i professionisti d'Italia. Troppo importante per rischiare la bocciatura, è l'ultimo. L'idea di rifarlo atterrisce, demotiva, costa. E allora prima ancora di finire di studiare per il programma di esame, si studia la sede dove tentare la sorte. Qualcuno l’ha anche battezzato il turismo d’esame. Lo dicono i dati del Miur, elaborati dal Sole-24 ore.


Si parte in gruppo, vada come vada, sempre meglio condividere l’esperienza. Il traguardo è l’abilitazione in una sede diversa dal proprio ateneo di provenienza, se le regole lo consentono, nella speranza di trovare una commissione di manica larga. È tutto certificato, basta leggere i dati di accesso alle professioni. Non ci sono santi. Il viaggettino lo fanno architetti, commercialisti, psicologi. Un architetto su due, con laurea quinquennale, ottiene l’abilitazione. Questa è la media, ma alla Seconda università di Napoli il 94 per cento dei candidati ce la fa. A Trieste invece ci riesce solo uno sui quattro. Il campo di gioco non è mai neutro. È una falla nel sistema che tutti conoscono, ma che non si riesce a chiudere.

Ogni sede fa da sé. Sono i singoli atenei che organizzano la prova due volte all’anno, in genere a giugno e a novembre.
Discrezionalità anche sulle tracce preparate dalla commissione presieduta da un docente. La partita per gli architetti si gioca in tre giorni: due progetti e un tema. In tutto venti ore per dimostrare di essere idonei. La difficoltà più grande è il dover tornare a squadre e righelli: dimenticarsi il computer e tornare a progettare a mano. Per passare bisogna avere la sufficienza in tutte e tre le prove per passare all'orale.

E anche la valutazione è a discrezione di ogni singola commissione. Insomma un vero e proprio terno al lotto. Differenze territoriali che danneggiano o favoriscono i candidati. Un problema che non è sfuggito ai consigli nazionali delle categorie, che chiedono più omogeneità nelle prove, con linee guida e criteri stringenti. Più uniformi per fermare l’esodo.

Come succede ad esempio nelle prove di abilitazione per i commercialisti. Se a livello nazionale uno su due ha la strada spianata, la doppia faccia dell'esame vede contrapposte Udine e Torino.

Nell’ateneo friulano solo il 7% riesce a ottenere l'idoneità, nel capoluogo piemontese invece supera lo scoglio il 90 % di quelli che ci provano. Anche in questo caso ogni commissione decide in autonomia sulle tracce e sulla valutazione. Ma anche in questo caso Napoli è messa bene. Risulta infatti la terza nella graduatoria tra le sedi più facili. Su 399 candidati infatti riescono a farcela il 78 per cento. E per diventare psicologi? Scontato. Anche qui Napoli si aggiudica il titolo, visto che su 848 candidati il 91% riescono nell’impresa. Insomma alla fine farsi esaminare nel capoluogo campano conviene sempre o quasi.

Per gli avvocati invece il turismo da esame è solo un lontano ricordo. Il decreto Castelli del 2003 poi convertito in legge ha modificato il sistema di correzione. A correggere la prova scritta è però un’altra Corte d’appello sorteggiata tra sedi omogenee per numero di iscrizioni.

Così Trento corretta da Caltanissetta, si è distinta nel 2007 come sede più rigida con appena il 17,2 per cento dei promossi. Catanzaro, già giudicata in passato una delle sedi di manica larga regala a Palermo lo scettro per il più elevato tasso di successo.

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