Tutti con Winslow a cavallo dell’onda (compreso De Niro)

Boil, Rockslide, Lescums, Out Ta Sites, Bird Shit, Osprey, Pesky’s, Gage, Avalanche, Stubs, Big Rock, Windansea, Hospital Point, Boomer Beach, Seaside Reef, Suckouts, Swami’s, Tamarack, Carlsbad... Più che semplici vocaboli, invocazioni, tuoni magici per bussare alle porte di un paradiso fatto di onde gigantesche, spuma biancastra e gunners, le tavole dei migliori. Sono i «luoghi sacri» dei surfisti, a sud e a nord del molo di Ocean Beach, il più grande della California, e poi su, lungo la costa settentrionale di San Diego. Dagli anni Sessanta, quando gli atleti dell’onda si conoscevano tutti e le estati parevano interminabili al ritmo dei Beach Boys, fino a oggi, tempo di surfing philosophy e turistas che sbarcano a migliaia dai charter, quei luoghi sono stati e sono anche teatro di azioni violente, in cui tra un’omelette all’aragosta e l’abbraccio di una tortilla calda si decide come farla scontare a un delatore di Detroit che fa jogging sulla spiaggia, esattamente come nelle mean streets chandleriane.
San Diego e dintorni, con lo spettro dei narcos che aleggia sul confine mentre centinaia di corpi abbronzati cavalcano l’oceano come cowboy su un pony, sono un topos letterario certificato anche grazie ai romanzi di Don Winslow, cinquantasettenne newyorkese ma californiano d’adozione che l’8 luglio sarà uno degli ospiti della Milanesiana. Dal suo primo thriller tradotto in Italia, L’inverno di Frankie Machine (Einaudi), per cui Winslow è stato considerato l’erede di Mario Puzo, all’ultimo, in libreria da qualche mese, La pattuglia dell’alba (Einaudi), è il surf che stabilisce il passo dei plot e delle giornate dei protagonisti. Tanto che Winslow è considerato il capostipite di un nuovo genere, i surf books, nati in California come appendice narrativa di un vero e proprio stile di vita: mistero e violenza dell’oceano contro prevedibilità e paralisi imposte dal mainstream, la vita è surfing e il surfing è penetrato nel modo di muoversi e parlare, nei vestiti, nel cibo e persino nell’architettura.
Nei noir di Winslow, le ragazze si profilano sulla spiaggia come fantasmi già nella foschia del primo mattino, per guardare le schegge variopinte governate da americani e asiatici che surfano selvaggiamente. Ogni pagina trasuda il culto dell’onda. Le tre cose per cui vale la pena vivere? Doppie overheads, reef break e tubi - tutte onde diverse da cavalcare. La quarta? Le ragazze che ti guardano mentre lo fai. L’unico motivo per cui Boone Daniels, l’investigatore privato - come è stato lo stesso Winslow per quindici anni - protagonista della Pattuglia dell’alba, affretta le indagini per ritrovare una spogliarellista? La più grande mareggiata di tutti i tempi, «la resa dei conti», per cui si prevedono sulle spiagge di San Diego picchi d’onda di sei metri a intervalli di 30 secondi. Boone, di cui è impossibile non innamorarsi perdutamente, non solo è stato concepito sulla spiaggia, ma ha imparato a surfare prima che a camminare, visto che sua madre ha cavalcato sulla tavola fino al sesto mese di gravidanza.
Persino Frank Machianno, detto Frankie Machine - antieroe per cui molti ventenni e trentenni, proprio quelli che di solito a un libro preferiscono gli happy hour, hanno saltato più di una fermata di metropolitana - non è in fondo «soltanto» un gangster americano in pensione costretto a rientrare nel giro per fare un favore a un boss e scoprire chi lo vuole morto, ma è prima di tutto un surfista, che a sessant’anni aspetta «l’Ora dei Gentiluomini» - quella in cui i giovani rampanti sono al lavoro - per cavalcare le ultime onde. Per questo anche quegli stessi ventenni e trentenni attendono con trepidazione - e con loro Winslow, che si dice «elettrizzato» alla sola idea - di vedere Robert De Niro nei panni di Frankie, visto che ormai la sceneggiatura del film tratto dal romanzo è pronta e si cerca soltanto il regista: si disse Scorsese, ora si scrive Michael Mann.
E per questo Hollywood è rimasta stregata da Winslow al punto che il suo prossimo romanzo, Savages, in uscita il 13 luglio negli Stati Uniti, sta già diventando un’altra sceneggiatura. Firmata a quattro mani dallo stesso Winslow e da Oliver Stone, che ne ha comprato i diritti sulla scia di un innamoramento, non solo per il surf, ma anche per il tema del narcotraffico, di cui Winslow è uno dei massimi esperti.
Lo scrittore infatti vive a San Diego e per lui i narcos, gli omicidi e gli altri crimini legati al cartello degli stupefacenti sono realtà di tutti i giorni.

Non si tratta di passione letteraria, ma di urgenza da cronista: per Savages - come per Il potere del cane (Einaudi), uno dei suoi romanzi più profondamente e in modo più riuscito legati ai trafficanti e alla realtà messicana - ha setacciato archivi, frequentato tribunali, intervistato decine di persone. E poi ha portato quei signori della droga tra i flutti misteriosi delle coste californiane, dove, come scrive nella Pattuglia dell’alba, «i liquidi si attraggono». E acqua e sangue si mescolano sempre più spesso.

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