Venerdì sera, mentre in televisione si continuava a cantare, scherzare e addirittura a proporre programmi giornalistici, ma su tutt'altri temi, il Gr1 ha firmato una pagina di grandissimo giornalismo.
Grandissimo, purtroppo, come spesso succede, anche per la drammaticità dei fatti. Quando c'è da raccontare qualcosa di grande come la vita di un papà spezzata nel più ignobile e stupido dei modi, ogni parola rischia di essere superflua, retorica, di troppo. Però sono parole che vanno dette, sono storie che bisogna raccontare senza paure e reticenze. E il giornale radio della Rai, l'ha fatto. Bene. In pochi minuti, la testata diretta da Antonio Capranica ha messo in piedi qualcosa che dà un senso alla definizione di «servizio pubblico». Qualcosa che, per una volta, giustifica il canone. A partire da una serie di drammatici collegamenti-flash dallo stadio di Catania, sempre più pieni di particolari e di dramma, ma anche sempre più permeati di pietas.
Brava la conduttrice, bravo soprattutto l'inviato a Catania, Francesco Repice. Che non ha provato a fare il fenomeno, come sarebbe stato facile. Ma ha fotografato, minuto per minuto, così come aveva già fatto durante la diretta della partita, quello che stava succedendo. Raccontando anche i particolari più insignificanti, come la porta degli spogliatoi aperta a tutti, l'andirivieni di gente, le notizie frammentarie, contraddittorie, di speranza o disperate che arrivavano man mano. Credetemi, un pezzo di grande giornalismo.
Così come lo speciale del Gr1 è arrivato primo su tutto: sulla comunicazione del blocco dei campionati e, soprattutto, sull'intervista al commissario della Figc Luca Pancalli: vera, umana, sentita, non retorica. Faceva specie sentire poco dopo - e, credetemi, qui non c'entrano le simpatie o le antipatie politiche - ascoltare invece l'intervista a Prodi (questa assolutamente non necessaria). Dichiarazioni in cui il presidente del Consiglio, con la sua classica voce affettata diceva, sillabando: «Que-ste-co-se-non-de-vo-no-suc-ce-de-re», come se dirlo così sminuisse la tragedia. Ma, per l'appunto, non è un problema di gusto della trasmissione, è un problema di gusto di Prodi.
Il resto, poi, l'ha fatto l'ottima squadra radiofonica di Radiouno. A partire da Filippo Grassia che - con lo stile e il garbo che sono, da sempre, la sua cifra stilistica - subito dopo il dramma, ha detto cose non retoriche, non banali e non scontate su quello che era successo (precisazione necessaria, visto che un'ora dopo in televisione si sentivano cose retoriche, banali e scontate).
E anche il giorno dopo, ieri, Radiorai ha dato grande prova di sè.
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