Twitter, il network che batte la censura

Era un perfetto sconosciuto fino a pochi giorni fa, una novità padroneggiata prevalentemente dai più giovani. Poi è diventato l’unico strumento in grado di sfuggire alle maglie, strettissime, della repressione e della censura del regime iraniano. E i media di tutto il mondo lo hanno scoperto. Ma che cos’è Twitter? Una definizione basilare dovrebbe partire dal concetto di «social network», una sorta di piazza virtuale in cui le persone si possono incontrare o conoscere. Come con l’altro grande e diffusissimo network, Facebook, gli utenti hanno a disposizione una pagina sulla quale «postano», e cioè pubblicano, i loro commenti, che vengono mostrati in tempo reale alle persone registrate tra i propri contatti. Basta un sms, un programma di messaggistica istantanea come Msn o una mail, per poter scrivere sul proprio profilo. La particolarità di Twitter, però, sta nella lunghezza del testo, che non può superare i 140 caratteri. Non a caso, infatti, questo servizio è anche definito «microblogging», cioè una comunicazione personale che ricorda quella espressa nei blog ma molto più stringata. Il nome, infatti, deriva dal verbo inglese «to tweet», che vuol dire «cinguettare». Creato nel 2006 da due giovani geni informatici, Biz Stone ed Evan Williams, Twitter ha in pochi anni raccolto sei milioni di utenti, sfruttando le enormi potenzialità che derivano dall’uso combinato di internet e dei cellulari. Prima dei moti di piazza di Teheran questo social network si era dimostrato fondamentale già durante gli attentati di Mumbai del novembre 2008, quando il black out informativo era stato rotto proprio dai messaggi postati dai testimoni dell’assalto agli alberghi da parte di un commando jihadista.

In questi giorni, Twitter non è servito solo per raccogliere le testimonianze degli studenti, le notizie degli omicidi sommari, aggirando la pesante censura, ma anche a trasmettere ai manifestanti indirizzi elettronici criptati e sicuri da cui trasmettere video e foto.

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