Uno spettacolo da non perdere. Un pezzo di televisione con audience planetaria da milioni di spettatori. Uno di quei rari casi in cui i riflettori si accendono sul regista. Gli attori e le comparse non vedono lora di prendersi la rivincita. Mentre gli spettatori vogliono il finale più rassicurante: il cattivo umiliato e sconfitto. Lo show che va in onda oggi, in diretta dalla Camera dei Comuni di Londra, commissione Cultura e Media, è il più rischioso per Rupert Murdoch. È la prova del fuoco per luomo che fino a ieri teneva in pugno le sorti della politica inglese col suo impero mediatico e che a causa del suo impero mediatico rischia oggi di finire stritolato dal pugno di Westminster.
Per questo lo Squalo ha chiamato a rapporto il top dei professionisti su piazza. Un pool di avvocati, per cominciare. Tra cui figura Dan Tench, uno dei massimi esperti britannici del settore media. Ma poi anche un guru della comunicazione come Steven Rubenstein, arcinoto negli Stati Uniti per il lavoro svolto per Robert De Niro. Tutti chiusi nellappartamento di St James Place. A provare e riprovare. A trovare la parole giuste. A non far trapelare esitazioni. Ad azzeccare facce e inquadrature. Il re dei media sa che i media non vedono lora di divorarlo. E con lui il figlio James e la «figlia» adottiva Rebekah Brooks, anche loro chiamati in audizione. Lo Squalo ha lasciato la tana ieri solo per una visita a Wapping, il quartier generale di News International. Ma lattenzione è tutta concentrata sullappuntamento di oggi. Impacciato, sulle difensive, «pessimo in questo genere di cose»: così Michael Wolff, il biografo di Murdoch, spiega perché i timori del magnate di inciampare non siano affatto infondati. Eppure il tycoon ha voluto esserci. Non era tenuto a presentarsi oggi ma ha deciso di farlo. Una scelta quasi obbligata, che se non avesse fatto avrebbe rischiato di compromettere ancora di più il suo impero e la sua reputazione. Ma una scelta comunque coraggiosa. Lo Squalo ha parecchie domande a cui rispondere. La caccia grossa è aperta ma stavolta è lui la preda.
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