Ubs ai manager: «Non andate negli Usa»

da Milano

«Siamo solo in due luoghi: ovunque, e al Suo fianco». Il motto di Ubs ricorda un po’ il «You’ll never walk alone» dei tifosi del Liverpool. Manca un po’ dello stesso pathos, e mancano - da tempo - supporter e applausi per la banca svizzera finita nella centrifuga trita-utili dei mutui subprime. Anche lo slogan avrebbe bisogno di una ritoccatina, almeno in quell’ovunque. Negli Stati Uniti, per esempio, Ubs c’è ancora, ma un po’ meno rispetto al passato: nel novembre scorso, hanno chiuso i battenti gli uffici Usa che, occupandosi di gestione patrimoniale dei risparmi, hanno generato solo guai. Guai grossi.
Del resto, l’America non sembra portar bene al colosso elvetico. I tentativi di recuperare credibilità sono stati praticamente annullati dalla tegola giudiziaria piombata su Ubs, lo scorso 8 maggio, sotto forma di un’accusa per frode fiscale ai danni dell’International Revenues Service che sarebbe stata commessa da un suo ex banchiere, Bradley Birkenfeld. Assieme a un collaboratore, il manager avrebbe aiutato un costruttore edile a evadere tasse per 200 milioni di dollari tra il 2001 e il 2007. Birkenfeld si è proclamato innocente (comparirà davanti al giudice lunedì prossimo), ma il sospetto è che la pratica sia stata utilizzata anche per aiutare altri ricchi americani. Non solo.
Di recente, la Sec (l’omologa Usa della nostra Consob) ha avviato un’inchiesta su Ubs a causa di sospette mancate comunicazioni obbligatorie di alcune operazioni per conto di clienti.
Ubs sente, insomma, di avere il fiato sul collo da parte delle autorità statunitensi. Così, secondo quanto ricostruito ieri dal Financial Times, la banca avrebbe invitato alcuni banchieri che hanno fatto parte della squadra dell’investment banking (dunque, proprio coloro che si sono occupati di gestioni patrimoniali) a stare alla larga dagli Usa. Niente trasferte, insomma, nel timore di un possibile allargamento delle inchieste condotte dal dipartimento di Giustizia e dalla Sec. Ubs avrebbe inoltre accompagnato il suggerimento con un’iniziativa di tutela giudiziaria, mettendo a disposizione dei 50 e più banchieri coinvolti un pool di avvocati. Molti di questi manager avrebbero comunque lasciato la banca proprio lo scorso novembre, nel timore che Ubs non li sostenesse in caso di arresto.
Ma per l’istituto sono molti i fronti caldi aperti. La relazione del primo trimestre ha restituito l’immagine di una banca in profonda sofferenza.

Il virus dei mutui subprime continua a generare perdite (7,7 miliardi di euro) e svalutazioni (altri 19 miliardi, da sommare ai 21 miliardi già annunciati in precedenza), e ha costretto i vertici a varare un aumento di capitale da 10 miliardi circa. A pagare le spese del peggior periodo nella storia di Ubs saranno soprattutto 2.600 dipendenti dell’investment banking, per i quali è previsto il licenziamento.

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