Uccidono i cristiani e ci danno dei razzisti

Il Cairo dimentica le sue stragi di copti e di immigrati africani e interviene sui fatti di Rosarno parlando di «odio contro gli stranieri» e invocando l’intervento della comunità internazionale. Roba da matti. Ma il motivo c’è...

Riferendosi ai fatti di Rosarno l’Egitto sale in cattedra e ci mette in riga: siamo razzisti - tremendamente razzisti - e nemici dell’islam. Siamo responsabili di una «campagna di aggressione e violenza subita da arabi immigrati e minoranze arabe e musulmane». Ragion per cui il Cairo chiederà al governo italiano di prendere le misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati e come non bastasse si rivolgerà anche alla comunità internazionale affinché intervenga con tutto il suo peso per impedire che incidenti come quello di Rosarno abbiano a ripetersi e cessi la «discriminazione religiosa, razziale e l’odio contro gli stranieri». E se lo facessimo anche noi? Se anche noi chiedessimo al governo egiziano, per non dire della comunità internazionale, di proteggere invece di scannarle, le minoranze? Di cessare la campagna di aggressione e di violenza subita dagli immigrati (anche, soprattutto musulmani)?
L’Egitto che ci impartisce lezioncine di bon ton umanitario è nella lista nera di Amnesty International per gravi violazioni dei diritti umani: respingimento alle frontiere a colpi d’arma da fuoco (solo qualche settimana fa, 28 morti e decine di feriti. Lasciati lì, per terra); torture nei locali della famigerata Ssi (State Security Intelligence) dove vengono rinchiusi, prima d’essere rimandati al mittente, i rifugiati e i richiedenti asilo provenienti dal Sudan e dall’Eritrea. Rimpatri forzati, cioè a suon di botte e scaricati dai camion in corsa. L’Egitto che predica la tolleranza e la protezione delle minoranze è quel posto dove la sera di Natale otto cristiani sono stati accoppati nell’indifferenza delle così dette forze dell’ordine. L’Egitto che ci accusa di essere nemici dell’islam è lo stesso che ha alzato il «muro d’acciaio», una barriera protettiva invalicabile per impedire che i fratelli palestinesi di Gaza si riforniscano di generi di prima necessità dai fratelli egiziani. Non solo: ha allagato con acqua di mare, e chi c’era c’era, le centinaia di cunicoli che precedentemente al «muro d’acciaio» collegavano le due fratellanze islamiche.


Siamo sempre pronti a migliorare, a far meglio e dunque a trarre insegnamento dall’esperienza e dalla saggezza altrui, ma è inammissibile che a indicarci, con quel tono, poi, la via da seguire sia una nazione, un governo come quello egiziano, ad alto tasso di inumanità e responsabile a casa propria di cento, mille ben più funesti casi Rosarno. Potremmo rispondergli per le rime, ma ha ragione Bossi: basta un’alzata di spalle.

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