Di fronte allorrore dellomicidio di viale Abruzzi da parte di un pugile dilettante ucraino, ex muratore ed ex buttafuori, oggi nullafacente, molti milanesi torneranno a maledire le norme che consentono a un soggetto del genere di ottenere il permesso di soggiorno, sembra per «ricongiungimento (...)
(...) familiare» con una madre venuta in Italia a lavorare onestamente. Ma se lira popolare è a buon diritto rivolta verso lassassino, è doveroso anche riflettere sul comportamento di chi, avendo visto la brutale aggressione, non ha fatto nulla per fermarla. Due donne che vi hanno assistito da vicino hanno riferito di avere gridato aiuto con quanto fiato avevano in gola, ma che «nessuno si è fermato». Non i pedoni che transitavano sullo stesso marciapiede, non gli automobilisti che a quellora percorrevano numerosi il viale; a tentare un intervento è stato solo lequipaggio di unambulanza, ma ormai lo scempio era stato compiuto e per la vittima non cera più niente da fare.
Non abbiamo, come è ovvio, la certezza che tra coloro che hanno visto lucraino - descritto come una autentica furia umana - compiere il massacro, ci fosse qualcuno fisicamente in grado di intervenire, o se per una sciagurata combinazione ci fossero solo donne, bambini ed anziani. Ma, nonostante la rapidità dellaggressione, le probabilità che nei paraggi ci fossero uomini che, sia pure prendendosi qualche rischio, avrebbero potuto almeno tentare di bloccare lassassino sono molto alte; e invece, «nessuno si è fermato».
Una volta questo non sarebbe successo. Una volta, questa indifferenza, questa volontà di non essere coinvolti, questa propensione a ignorare quanto accade al prossimo, erano prerogativa di altri Paesi e di altre città. Negli anni Sessanta, quando vivevo a New York, fui testimone di un episodio simile alluscita della metropolitana di Lexington e 79a: un portoricano stava cercando di accoltellare una ragazza urlandole insulti irripetibili e la gente passava via guardando dallaltra parte. Allora ero giovane e, forte di un passato da rugbista, feci per slanciarmi verso luomo che peraltro (probabilmente per mia fortuna) si era nel frattempo messo a correre dietro la sua vittima riuscita a sfuggirgli. Ma non dimenticherò mai gli sguardi perplessi, e anche un po critici, degli altri passanti e la mia riflessione: «In Italia non ci saremmo comportati così». Ma era quarantanni fa. Oggi, quella mentalità che tanto ci scandalizzava ha attecchito anche da noi.
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