Nessun biglietto, nessun messaggio lasciato ai familiari o agli amici. Ha aspettato di essere solo, in cella. Si è stretto un lenzuolo intorno al collo, e si è impiccato. Davide F., 26 anni, si è suicidato martedì pomeriggio nel carcere di Opera, dove si trovava da oltre un anno. Da quando, il 7 dicembre del 2006, aveva ucciso la fidanzata con decine di coltellate dopo aver passato tre giorni chiuso nellappartamento della ragazza, e abusando di cocaina. E laveva uccisa «perché lei era il diavolo - aveva confessato al magistrato - e dovevo farlo».
Davide stava aspettando il processo dappello. L8 ottobre scorso, infatti, il giudice per ludienza preliminare Piero Gamacchio lo aveva condannato con rito abbreviato a 12 anni di reclusione per omicidio volontario, giudicandolo seminfermo di mente. E, in base alla sentenza di primo grado, a pena espiata avrebbe dovuto trascorrere altri 3 anni in una casa di cura.
«Sono sconvolto», è il commento del legale del giovane, lavvocato Roberto Pasella. Inoltre, aggiunge Pasella, Davide non era stato sottoposto a un regime di sorveglianza a vista, pur essendo un soggetto a rischio. Così, quando si è trovato da solo, ha deciso di farla finita.
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