Due opere di Gudmundur «Errò» Gudmundsson da 100mila euro, prese da Chigorno in uno dei depositi di Schubert. La vittima se ne accorge, chiede conto al suo collaboratore e lui in un raptus lo uccide e lo fa a pezzi, parte gettati in un canale, parte nascosti in una cascina abbandonata. «Il nostro assistito ha confessato tutto - conferma l’avvocato Guido Regalia - c’è poco da aggiungere. Se non che l’omicidio non è venuto dopo un brutale pestaggio ma in seguito a una spinta, che ha causato la caduta della vittima, perché Schubert aveva minacciato di raccontare a tutti del furto».
I due infatti si conoscono da sempre, Giovanni Schubert, 76 anni, è amico di famiglia dei Chigorno. Così quando una dozzina di anni fa il ragazzo, ora 36enne, decide di occuparsi d’arte trova nel noto mercante un padre più che un datore di lavoro. Chigorno lavora per 9 anni nella galleria «Arte Borgogna» di via Visconti di Modrone 20, poi nel 2007 il tentativo, finito male, di mettersi in proprio aprendo «Arte 2 Gallery». Quindi il ritorno da Schubert con cui collabora attivamente. «Tanto che aveva pieno accesso a tutti i depositi di quadri» aggiunge Regalia.
Ma forse a Chigorno il fallimento deve aver lasciato qualche strascico economico e così mette le mani sulle due opere dell’artista islandese Errò, forse pensando che il gallerista non se ne potesse accorgere. Invece Schubert se ne accorge eccome e mercoledì alle 19.30 va a casa di Chigorno, in via Donna Prassede. I due si incontrano nel garage, usato anche come depositi di quadri. Il gallerista pretende la restituzione delle tele, Chigorno le ha già vendute per 35mila euro. Schubert presenta un conto da 105mila. «Non ho i soldi» risponde l’altro. «Allora dico tutto alla tua famiglia». Chigorno perde la testa e spinge l’anziano gallerista che cade e batte il capo. Poi afferra un pezzo di ferro e lo colpisce, fino a quando si accorge che sta infierendo su un morto. A questo punto si calma, sale in casa e pensa al da farsi. Nel frattempo chiamano gli Schubert allarmati per il ritardo del congiunto: «Se n’è già andato». Passano un paio d’ore, quindi scende e decide di sbarazzarsi del corpo, prova a infilarlo nel Suv della vittima ma, smilzo com’è, non ce la fa. Allora la macabra soluzione: con un paio di coltellacci sminuzza il cadavere in tanti piccoli pezzi con cui riempie alcuni sacchetti di plastica e una valigia, carica tutto sulla sua vettura e parte. Prima fermata in via Gattinara dove getta i sacchetti in un canale, poi inizia a girare nelle campagne per disfarsi della valigia, nascosta infine sotto un materasso sull’aia di una cascina abbandonata. Ultima sosta in un box di via Lomellina, di proprietà di Schubert, per nascondere i coltelli e gli abiti della vittima.
Sono le due quando rientra a casa e inizia a pulire il sangue nel box. Appena il tempo di finire e alle 7 suona la polizia. Il genero di Schubert si è infatti presentato in questura, raccontando che il suocero è sparito dopo essere stato da lui.
Ucciso e fatto a pezzi per due quadri rubati
Delitto Schubert. Matteo Chigorno, collaboratore dell’anziano gallerista, si era appropriato di due opere di Errò, poi vendute per 35mila euro. Scoperto il furto, la vittima aveva chiesto la restituzione delle tele o il pagamento di 105mila euro, minacciando di denunciarlo
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