La Ue chiude le frontiere a uova e polli turchi

Nei «gruppi di acquisto» soprattutto anziani e malati gravi

Enza Cusmai

Scattano le prime misure restrittive per evitare la diffusione dell’influenza aviaria anche in Occidente. L’Europa non importerà pollame vivo uova e carne fresca di pollo e piume non trattate dalla Turchia. La decisione è stata annunciata dal commissario alla Salute Markos Kyprianouera e dovrà essere confermata entro dieci giorni dal Comitato dei capi veterinari dei 25 Stati membri Ue. «La scoperta dell’influenza aviaria è molto preoccupante data la sua vicinanza alle frontiere della Ue. Qualsiasi esitazione nel reagire porrebbe un serio rischio alla salute animale e forse anche umana» ha spiegato Kyprianouera.
Le autorità sanitarie turche cercano di arginare il focolaio come possono. La polizia ha organizzato posti di blocco all’entrata del villaggio messo in quarantena. Un team di veterinari ha eliminato 4400 polli. Entro tre settimane saranno abbattute altre migliaia di polli per scongiurare il rischio di una espansione dell'epidemia di tipo asiatico.
Chiuse le porte della Ue alla Turchia, semiaperte alla Romania, tenuta soltanto a stretta sorveglianza dopo la morte di alcune anatre. Confortanti le prime analisi provenienti dal laboratorio inglese risultate negativi: quei volatili non sarebbero stati colpiti dal virus H5N1. Ma queste rassicurazioni non sono definitive. E per cautela Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Polonia Svizzera, Ucraina e Serbia-Montenegro mettono al bando le importazioni di pollame da Bucarest e Ankara.
Dall’Europa a casa nostra. Dove il mercato del pollame è crollato. I consumi si sono ridotti del 40% nonostante le rassicurazioni degli esperti sulla innocuità della carne cotta. Le misure di prevenzione sono già attivate. E ieri sera si è tenuto un vertice al ministero della Salute tra Storace e alcuni esperti per fare il punto della situazione sul virus dei polli. Dal un punto di vista sanitario, invece, ci si domanda quando e come si potrà assumere il vaccino contro il micidiale virus nel caso di pandemia. Il responsabile della ricerca sui vaccini della Chiron di Siena, azienda che coprirà la fornitura del 70% delle dosi da utilizzare in Italia, sostiene la necessità di una vaccinazione a tappeto. «Prima o poi il virus si trasformerà nell’uomo e la probabilità di una pandemia è altissima». Non si tratta di allarmismo, spiega l’esperto, la sua valutazione emerge da un calcolo di probabilità. «È un fatto ciclico, ogni trent’anni circa un virus nuovo crea problema all’umanità e solo con la prevenzione ci si può difendere» spiega Rino Rappuoli. Il virus N5H1, del resto, è ben conosciuto agli esperti. «È comparso nel 1997 a Honk Kong e tutti si illudevano che fosse stato eliminato per uccidendo i polli. È poi rispuntato periodicamente. Nel 2005 i casi sono aumentati e il virus si è già esteso in tutto il sud est asiatico in Russia, nelle Filippine. Forse in Turchia e Romania. In ogni caso prima o poi arriverà anche in Europa assieme agli uccelli migratori». La Chiron è pronta da anni. «Abbiamo isolato il virus H5N1 in alcune anatre selvatiche già nel ’97 e lo abbiamo associato ad un adiuvante conosciuto, l’MF59, poi abbiamo messo a punto il vaccino in sperimentazione da otto anni». Centinaia di persone, dunque, si sono già immunizzate contro l’influenza aviaria e a loro il vaccino non ha dato alcun problema.

«Stanno tutti bene - assicura Rappuolo - la nostra sperimentazione è stata pubblicata su riviste scientifiche. Ora siamo pronti per la registrazione del vaccino e la diffusione di massa. Entro un anno saremo pronti». In caso di pandemia le dosi sarebbero sul mercato entro 4 mesi.

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