Ultima chiamata al buonsenso per giudici e operai

La Corte Costituzionale dovrà decidere giovedì se deve essere cancellata oppure no la legge sul legittimo impedimento, il piccolo scudo contro l'accanimento giudiziario di cui è vittima il premier. È l'appuntamento decisivo che può fare svoltare l’anno, e il corso della politica, in un senso o nell’altro. Tanto per cambiare il pallino ce l'hanno ancora una volta in mano i giudici, quelli appunto dell'Alta Corte, che a maggioranza sono di sinistra essendo stati nominati dagli ultimi Presidenti della Repubblica che provenivano tutti da quelle parti. In gioco non ci sono soltanto i tempi dei processi in corso a Berlusconi. La partita è molto più alta e riguarda l’autonomia della politica dai magistrati che negli ultimi anni hanno preso il sopravvento sugli altri poteri dello Stato. Essendo l'unico Paese che non offre alcuna protezione a chi ci governa, decine sono le inchieste che hanno azzoppato singoli politici o interi governi e si sono poi dimostrate infondate totalmente o in parte. Forte è il sospetto, supportato da numerosi indizi, che l'obbligatorietà dell'azione penale sia stata esercitata soltanto nei confronti di una parte politica, quella del centrodestra, con la conseguenza di alterare le scelte che il popolo sovrano aveva espresso nel momento del voto.

Ma c'è di più. Una parte della magistratura, impegnata proprio su indagini sensibili rispetto alle istituzioni, ha perso l'autorevolezza partecipando in maniera attiva alla vita politica, presenziando con assiduità a talk-show televisivi di parte, intervenendo in convegni di partito, rilasciando dichiarazioni a giornali tese a orientare il giudizio dell'opinione pubblica. Senza contare l'incapacità di conservare nel segreto atti giudiziari, trascrizioni di intercettazioni e avvisi di garanzia. Per tutti questi errori nessuno ha mai pagato dazio. Non un richiamo, un provvedimento, anzi gli organi di autogoverno hanno sempre fatto muro, ben spalleggiati dalla stampa progressista, rivendicando autonomia e impunità. E non cadiamo neppure nel trabocchetto dei difensori della legge uguale per tutti. Da Bocchino a D'Alema, da Di Pietro a De Magistris, sino a Fini, quando si sono sentiti aggrediti dai pm hanno cambiato idea e si sono sempre avvalsi delle impunità di cui godevano per legge, fino a smentire statuti di partito e giuramenti agli elettori.

Ora la sinistra, togata e non, ha una grande opportunità: ripristinare, non bocciando strumentalmente il legittimo impedimento, un minimo di condizioni per affrontare con serenità il complesso tema della riforma della giustizia. La stessa chance che, su un altro fronte e sempre in questa settimana, hanno i sindacati e gli operai Fiat chiamati a votare a Mirafiori il referendum sull'accordo Marchionne, quello che rivoluziona il mondo del lavoro.

Se dovesse essere bocciato, è già deciso, la produzione sarà trasferita all'estero e il Paese perderà l'ultimo tram con la modernità. Chi ogni giorno invoca il ritorno alla normalità rifletta. Siamo all'ultima chiamata.

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