Nel Marzo 2006, durante la presentazione del Suo ultimo libro «Il cantico dei drogati» nel Salone di Rappresentanza del Comune di Genova, Lei, pubblicamente, «tirò» uno spinello in dichiarata contestazione alle Legge Fini da poco approvata, con tanto di foto in prima pagina su «Il Secolo XIX». Sempre Lei, nel Giugno 2006 ebbe a definire «violento» chi non accettava che il DElia, ex Prima Linea, condannato a 30 per i crimini commessi, fosse nominato, dallattuale Governo, Segretario dellaula di Montecitorio. Nel Gennaio 2007 Lei ha distinto la morte di due ragazzi quali Carlo Giuliani e Fabrizio Quattrocchi, definendo il primo «eroe» e il secondo «mercenario».
Ho letto anche la Sua ultima su «Il Secolo XIX» di Domenica 11/Novembre, in risposta a «lettera aperta» del 10/11 u.s. dell On. Alberto Gagliardi. Leggo fra le sue parole il solito spirito contestatore, ma come sempre poca, pochissima chiarezza. Se la prende con tutti, ma proprio con tutti, caro Don Gallo, dimenticando di spendere una sola parola di condanna per i delinquenti che «violentarono» Genova durante il G8 del 2001. Questo Lei, così come quella «certa sinistra» che così abilmente Lha strumentalizzata, non lha mai chiarito, né ha esternato posizione netta nelle Sue righe di domenica. È pur vero che è ridicolo come lei sostiene - affermare che i colpevoli siano «solo» i 25 cui la Magistratura ha sottoposto a giudizio. Certo le accuse andavano e andrebbero rivolte più ampliamente. A 360 gradi, però, senza tralasciare nessuno. Piuttosto che allappena insediato Governo Berlusconi perché non additare al Governo DAlema la grave responsabilità di aver scelto Genova quale sede del G8 senza considerare la logistica della città e senza predisporre adeguati rinforzi delle Forze dellOrdine? La Polizia, i Carabinieri, i Vigili Urbani e tutte le altre Forze dellOrdine comandate, in quei giorni, si sentivano ed erano «al fronte». I genovesi testimoni delle violenze vissute e subite ricordano bene quei giorni... No, caro Don Gallo, Lei bestemmia laidamente quando afferma che le Forze dellOrdine hanno provato l«ebbrezza della libertà armata». Schierarsi non significa semplicemente accodarsi ad una manifestazione come il corteo del prossimo 17/Novembre. Ricordo di un prete che in occasione dellalluvione del 70 si mise a spalare il fango per i pochi secondi necessari a farsi riprendere dal fotografo di un quotidiano locale. Ho la velleità di presumere che quel prete lo ricordi anche Lei... Schierarsi significa spalarsi di dosso il fango dellambiguità e del compromesso che comporta prendere posizioni chiare, nette, inderogabili, come proprio Lei spesso non fa.
Angelo Toscano
segretario associazione culturale
Genova Viva
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