Undici racconti che valgono come altrettanti romanzi

Undici racconti che valgono come altrettanti romanzi

Undici racconti molti dei quali varrebbero un romanzo tutto loro. Storie torbide e dolorose, oppure violente e appassionate, dove la scrittura, che scorre limpida, è pure superata da una notevole creatività narrativa. Il libro d’esordio di Barbara Garassino, «Passi fra le ombre», non a caso è stato pubblicato da «Internos», di Chiavari, editore per il quale la ricerca di autori un po’ più «speciali» degli altri fa parte integrante della filosofia della casa. E Barbara, scrittrice per passione, nel suo debutto in libreria ha forse voluto concentrare la ricerca di una vita. Così pare, almeno, dalla lettura che offre spunti e temi quanto mai disparati e tutti, a loro modo, estremamente coinvolgenti.
Undici racconti, dicevamo. Che, come scrive l’autrice nel risvolto di copertina, «racchiudono le mie paure, i miei sogni, le mie ribellioni». Non crei disorientamento, «Sabbia», il primo racconto della serie, dove il protagonista è un uomo. Sono le donne i personaggi più riusciti della scrittrice, e anche quelli che più numerosi occupano le pagine del volume. Donne disinibite, che vivono il sesso come gioco e terra di dominio, donne fragili che ne subiscono il fascino. Donne che per amore sono riuscite a mantenere promesse difficili. O che ci hanno rinunciato. Tanti i temi toccati dalla scrittrice, dall’integrazione sociale, al terrorismo, all’eutanasia, all’amore omosessuale, all’adolescenza ribelle e assassina. Barbara Garassino guida con facilità il lettore da un racconto all’altro, alternando storie e protagonisti, senza che il successivo faccia rimpiangere il precedente, spingendosi nel passato come in «Ricordi» o immaginando un temibile futuro ipertecnologico come in «Destinazione futuro». Particolarmente toccante «Il diario», che occupa uno spazio importante del libro (da pagina 72 a pagina 151). Di certo ognuno dei temi racchiusi in un racconto vale un romanzo.
Il libro è stato già «incoronato» dalla lusinghiera presentazione di Cesare Viazzi, che scrive, per esempio, che «la Garassino non esita a ricorrere a due o più aggettivi quando vuole evitare un errore di interpretazione, precisare un concetto, quando vuole arricchire di suggestione un profilo, una descrizione. È un pittore che aggiunge qualche pennellata affinché l’opera sua raggiunga la completezza». E, ancora scrive che «quando nel 1501 quel geniale tipografo che fu Aldo Manunzio ideò la virgola e gli altri segni tipografici era certamente conscio della loro utilità, non so però se avrebbe saputo darne una definizione.

Un scrittrice - della quale ora non riesco, colpevolmente, a rammentare il nome - ha raccontato di averne imparato via via i molteplici impieghi, ma di avere capito il corretto uso da farne in letteratura soltanto quando la mamma le ha spiegato che la virgola è un sospiro, il punto e virgola un respiro, il punto un silenzio. Non so neppure se Barbara Garassino conosca questa lezione, ma dal suo stile, si ricava una risposta affermativa».
«Passi fra le ombre», di Barbara Garassino, Internos Edizioni, 205 pagine, 13 euro.

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