Una bassa affluenza e un risultato che penalizza i partiti al governo accomunano, negli esiti elettorali, i Paesi dellEst Europa. In Ungheria è una débâcle per i socialisti dellMszp, fermi al 17,37% e travolti dalla Fidesz dellex premier Victor Orban (nella foto) che vola al 56,37%. Ma a Budapest la vera sorpresa è lestrema destra, con lo Jobbik (i Migliori) che raggiunge uno sbalorditivo 14,77% e manda a Strasburgo tre deputati. Nella Repubblica ceca, i primi exit poll assegnano un debole vantaggio ai democratici civici (Ods) dellex premier Topolanek sui socialdemocratici (Cssd), 28 contro 25%. Il centrodestra passa anche in Slovenia, dove il Partito democratico (Sds) è in vantaggio con il 26,5% dei voti contro il 18% dei socialdemocratici (Sd) del primo ministro Borut Pahor. Anche a Sofia è avanti lopposizione conservatrice del Gerb (26%), guidata dal sindaco di Sofia Bojko Borissov, con i socialisti al 19,5%. Fanno eccezione Polonia e Slovacchia. A Varsavia, la Piattaforma civica del premier Donald Dusk (centrosinistra) si afferma nettamente col 45% dei voti, distanziando Diritto e Giustizia dellex primo ministro, Jaroslaw Kaczynski (29,5%).
In Slovacchia i socialdemocratici dello Smer, dalle cui fila proviene il capo del governo Robert Fico, si confermano il primo partito con il 32,1% dei consensi, staccando i liberali dellSdku che sfiora il 18%. Situazione incerta in Romania, dove si registra un testa a testa tra partner di coalizione, con i socialisti al 31% e i democratici-liberali al 30.Ungheria record: centrodestra al 56%
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