Parte domani, dopo l'annuncio che ha fatto crollare il titolo in borsa negli scorsi giorni, l'aumento di capitale di Unicredit. Nonostante la bufera in Borsa che ha portato i titoli a perdere il 38% dall’annuncio del prezzo dell’aumento (1,943 euro per azione), l’aumento porta ad un ulteriore sconto di circa il 26%. Questo fa pensare che l'operazione non comporterà particolari problemi, anche perché un pool di 26 banche si è impegnato a sottoscrivere l’inoptato. E c’è persino chi scommette che a questi prezzi possano affacciarsi nuovi soci.
Così da domani azioni e diritti verranno trattati separatamente e Borsa Italiana ne ha già rettificato il valore: i titoli ordinari si presentano alla riapertura con un valore di 2,622 euro mentre i diritti valgono teoricamente 1,359 euro. "Aspettiamo con fiducia l’avvio della fase di negoziazione dei diritti" ha detto l’ad Federico Ghizzoni dopo che nei giorni scorsi aveva già scommesso sull’adesione dei soci e del mercato.
Gli impegni dei grandi soci ammontano a circa il 24% - più o meno 1,8 miliardi - ne restano altri 5,7 miliardi da reperire sul mercato. È immaginabile che BofA Merrill Lynch e Mediobanca che coordinano il consorzio stiano già cercando qualche investitore non solo in Italia, Germania e Polonia e Austria dove sono previste le offerte al pubblico, magari in Cina o in Arabia. Non è tempo di take over (e Unicredit è peraltro protetta dalla norma statutaria che limita al 5% la partecipazione, pena il congelamento dei diritti di voto) altrimenti basterebbero 2,3 miliardi di euro - alle quotazioni di venerdì - per prenderne il controllo.
La capitalizzazione di Borsa infatti è scesa a circa 8 miliardi. Venerdì il titolo ha chiuso sotto i 4 euro (-11,12%) e dall’annuncio del prezzo dell’aumento di capitale ha perso il 38% bruciando circa 4,5 miliardi di capitalizzazione, praticamente oltre la metà di quanto si appresta a chiedere al mercato da luned prossimo. Qualcuno deve averci già ragionato immaginando a questi prezzi un buon affare (venerdì sono passati di mano 115 milioni di pezzi pari a circa il 6% del capitale) e senza andar troppo lontano si guarda ai fondi già presenti in Unicredit.
Sono quattro i Fondi sovrani che hanno una quota superiore al 2% (Norges Bank, Libyan Investment Authority, Central Bank of Libya e Libyan Foreign Bank, International Petroleum Investment Company) ma ci sono anche sotto la soglia di rilevanza 7 fondi cinesi e 12 arabi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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