Unipol-Fonsai, il mercato punta sul colpo di scena straniero

Unipol-Fonsai, il mercato punta sul colpo di scena straniero

Nuovo giallo sull’operazione di fusione a quattro tra Unipol, Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni e Premafin con i titoli delle tre compagnie assicurative che ieri si sono surriscaldati in Borsa meritandosi più volte una sospensione per eccesso di rialzo. Tra le sale operative corrono le speculazioni, dalla ipotesi di un interesse per il nascente polo assicurativo italiano, secondo solo alle Generali, da parte di importanti compagnie estere come la francese Axa, o la tedesca Munich Re, fino alle tecnicalità di Borsa su un’operazione che tra aumenti di capitale e fusioni societarie rischiano di far scattare obblighi d’Opa, diritti di recesso e calcoli sui concambi da fusione.
Nelle ultime tre sedute FonSai è volata del 55% e ieri in Borsa ha chiuso in rialzo del 14% a 1,01 euro dopo aver toccato rialzi di oltre il 21%. Movimento simile, ma con meno forza per Unipol, +27% in tre sedute a 0,243 euro, +19% solo ieri. Insegue la Milano, +14% a 0,272, mentre la mancata Opa su Premafin sgonfia le quotazioni della holding a 0,233, in calo del 26% da settimana scorsa. Rialzi da capogiro per titoli che in Borsa negli ultimi tre anni si sono polverizzati perdendo oltre il 90% del loro valore. Eppure questo non basta a spiegarne l’impennata delle ultime sedute.
«L’unica motivazione sensata è l’interesse di un grosso operatore estero», spiega un analista. Ipotizzare infatti che gli azionisti di minoranza possano mettere i bastoni fra le ruote all’operazione esercitando un diritto di recesso chiedendo la remunerazione dei titoli in portafoglio a prezzi pari alla media storica degli ultimi sei mesi (per Unipol 0,276 euro, Fondiaria 1,2 euro, Milano Assicurazioni 0,2703 euro e Premafin 0,2441), non troverebbe un sostegno giuridico. «L’articolo 2437 del codice civile prevede che il diritto di recesso scatti solo in presenza di significative modifiche all’oggetto sociale e dell’attività del gruppo. Non è certo questo il caso», spiega l’analista. Scommettere sui concambi da fusione avrebbe portato un titolo a salire e l’altro a scendere, ma in Borsa hanno corso tutte le azioni coinvolte. Infine puntare su un’Opa obbligatoria imposta dalla Consob stopperebbe l’offerta dell’ad di Unipol Carlo Cimbri. L’intera operazione, che prevede un aumento di capitale da 1,1 miliardi in Unipol e Fonsai e un altro da 400 milioni in Premafin, per poi fondere le quattro società in un unico polo è vincolata proprio al mancato obbligo d’Opa a cascata, troppo onerosa per Unipol.
«È un’operazione dagli equilibri molto delicati», spiega un analista. Perché il piano vada in porto bisogna superare diversi ostacoli: dall’ok di Consob per il mancato obbligo d’Opa, per cui non è ancora stato presentato un quesito, alla buona riuscita di due aumenti di capitale da oltre 2 miliardi in tutto, in un mercato ancora teso. A sponsorizzare l’operazione c’è un attore dal calibro di Mediobanca, esposta tra Unipol e Fondiaria in tutto per 1,7 miliardi.

Ma se dall’estero arrivasse un’offerta di un grosso operatore a togliere le castagne dal fuoco a Piazzetta Cuccia, sarebbe difficile rifiutare. L’interesse non manca, entrare in un mercato come quello italiano, in un colpo solo e con una quota rilevante, è un’occasione da cogliere al volo.

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