Unipol-Fonsai, niente Opa ma aumento

Unipol-Fonsai, niente Opa ma aumento

La Consob costringe Unipol a cambiare i programmi per la conquista di Fonsai. La prevista Opa su Premafin che avrebbe dovuto dare il via alla fusione della holding di casa Ligresti con Fonsai, Milano e Unipol Assicurazioni sta sbiadendo sempre più. Con il trascorrere delle ore si è materializzata un’altra opzione, quella che dovrebbe essere messa nero su bianco oggi: la compagnia delle «coop rosse» entrerà ai piani alti del gruppo attraverso un aumento di capitale riservato da 350 milioni, che garantirà a Bologna una larghissima maggioranza in Premafin e che rappresenta la cifra preventivata per «seguire» questa prima fase. Un impegno che comunque sarà supportato dalla ricapitalizzazione di un miliardo di Unipol.
La moral suasion dell’Autorità guidata da Giuseppe Vegas sull’opportunità di remunerare anche il mercato e non solo la famiglia Ligresti ha costretto i manager di entrambi gli schieramenti in campo a cambiare le carte in tavola. Il «premio» di 77 milioni per la quota di controllo dell’Ingegnere e dei suoi figli - Jonella, Giulia Maria e Paolo - in Premafin (il 50%) che valorizzava Fonsai circa 4 euro è stata ritenuta dalla Commissione penalizzante per investitori e risparmiatori che non si vedrebbero adeguatamente remunerati nello scenario post-fusione. Al momento, è in discussione anche il premio di 14 milioni per il patto di non concorrenza quinquennale per i quattro componenti della famiglia originaria di Paternò alla quale non rimarrà che vendere la sua interessenza.
Ieri i cda di Unipol, della sua controllante Finsoe e del suo primo target si sono fondamentalmente conclusi con un nulla di fatto (a parte la cooptazione di cinque consiglieri in Premafin) e sono rimasti aperti in attesa degli sviluppi odierni. Il vero protagonista della giornata, alla fine, è stato Alberto Nagel, l’ad di Mediobanca che è creditrice di Unipol per 400 milioni e di Fonsai per 1,05 miliardi. Nella sede di Piazzetta Cuccia ha incontrato tutti i protagonisti della vicenda per studiare la soluzione alternativa giacché il diktat di Consob lasciava intravedere che l’esenzione dall’Opa a cascata su Fonsai e Milano non sarebbe stata concessa in virtù del bonus ai Ligresti. Separatamente Nagel ha colloquiato con i manager di Fonsai, l’ad Emanuele Erbetta e il dg Piergiorgio Peluso, con l’ad di Unipol Carlo Cimbri e con l’ad di Hines Italia, Manfredi Catella che gestirà il fondo immobiliare nel quale confluiranno i progetti e i complessi in capo a Premafin e alle controllanti. Unicredit, principale creditore «a monte» dei Ligresti, sarà garantito sia dalla presa su Fonsai che dal real estate. Si deciderà nel vertice di martedì.
Oggi in calendario pure il cda di Fonsai che, oltre all’integrazione, esaminerà il preconsuntivo 2011 che si concluderà con una perdita peggiore di quella prevista (925 milioni) e pertanto l’aumento di capitale sarà superiore ai 750 milioni inizialmente stimati e si attesterà poco sopra il miliardo di euro («È una cifra possibile», ha chiosato Erbetta), il che dovrebbe comportare per la nuova Premafin targata Unipol un esborso nell’ordine dei 350 milioni. «Lo schema dell’operazione non cambia: è sempre il salvataggio di Fonsai, sono ottimista», ha dichiarato l’ad della compagnia emiliana Carlo Cimbri, minimizzando qualche piccolo malumore delle cooperative più piccole. Poi, al momento della fusione, bisognerà limare lo statuto che prevede generosi dividendi per le risparmio e le privilegio Unipol.

Ma sarà un passo successivo, quello che conta è che sta per nascere il secondo polo assicurativo italiano e che Bologna è già ufficialmente parte di quell’establishment che attorno a Mediobanca ha sempre gravitato. «Vediamo domani (oggi, ndr)» sono le uniche parole che sfuggite a Salvatore Ligresti, presidente onorario di Fonsai. Che sicuramente non avrebbe voluto vivere giornate come queste.

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