Balotelli aderisce allo sciopero annunciato dal sindacato dei suoi sodali italiani e il Manchester United alza lo scudo della comunità, battendo il City di Mancini e del famoso super(!?)Mario di cui sopra. Come nella supercoppa italiana il trofeo va alla squadra campione nazionale. Cinque gol in tutto a Wembley, quasi tutti buffi e parrocchiali per come si sono definiti, allegria difensiva, errori del giovane acquisto multimilionario (20 all'Atletico di Madrid) di Ferguson, il portiere spagnolo De Gea, in anticipo sul primo gol di Lescott e in ritardo sul raddoppio di Dzeko, goffe disattenzioni dello stesso bosniaco Dzeko e soprattutto di Kompany in altre circostanze, decisive per il verdetto.
Il City, sul 2 a 0, ha pensato di godersela mentre i suoi fans cantavano, da repertorio, "Blue moon". Poi la luna si è fatta davvero pallida, per scomparire del tutto, letteralmente, dal cielo di Wembley; la ripresa del Manchester United è stato uno tsunami di azioni, di temperamento, di football sostanziale. In tre minuti il pareggio, prima Smalling, poi Nani, mentre in quell'ora scarsa di partita Mario Balotelli non aveva dato alcun segnale di vita, di reattività, di presenza. Mancini non ci ha visto più, ha richiamato il pupo per sostituirlo con Barry, il bresciano è uscito infilando la giacca della tuta e il tunnel dello spogliatoio ma è bastato un urlo per riacciuffarlo e spedirlo in panca con gli altri, a guardare come si debba stare in campo. Il suo non è un caso umano, è un caso calcistico. La nostalgia di Brescia spiega molte cose sulla cilindrata effettiva del ragazzo. Mercoledì a Bari i signori Balotelli e Cassano, croce senza delizia di Mancini e Allegri, saranno titolari della nazionale azzurra di Prandelli, questo è lo stato dell'essere del nostro football, trattasi di eroi fasulli che minacciano di incrociare le gambe, di fare slittare l'avvio di campionato e, in contemporanea, sono molli, pigri, spocchiosi e grassi, l'altra faccia della professionalità strillata dal sindacato.
L'uscita di Balotelli non ha cambiato la pelle del City, Mancini ha tenuto ancora a riposo l'altro fenomeno di mercato, Aguero, poi, all'ultimo minuto Kompany ha pensato di passare alla cronaca e alla storia delle gaffe, mettendosi a dribblare, da solo nella propria metà campo, mentre di fronte si era appalesato Nani. Il portoghese lo ha fatto fesso, 3 a 2, evitando i rigori. Uno striscione in tribuna segnalava la differenza tra i due club: lo stemma dello United e, accanto, una fila di coppe, quello del City con una serie di sterline. I soldi non sono tutto nella vita.
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